Glen Keane, il papà della Sirenetta e tanti altri, è ospite alla View Conference di Torino per raccontare la sua carriera come animatore e presentare il cortometraggio Duet con una bella sorpresa finale.
Glen Keane, classe 1954, è probabilmente uno degli artisti più celebri per i film di animazione. Sebbene sia possibile che le persone non conoscano il suo nome, è cosa impossibile che non ne conoscano i capolavori che hanno fatto la storia della Disney negli ultimi 25 anni.
Tra i suoi personaggi più celebri vanno ricordati Ariel per La Sirenetta (1989), Aladdin nell’omonimo cartone animato ( 1991), la Bestia ne La Bella e la Bestia(1992), Pocahontas (1995), Tarzan (1998) e la principessa dalla lunga chioma Rapunzel (2004).
L’artista apre la presentazione disegnando in tempo reale un bozzetto della Bestia, realizzato in una manciata di minuti, che viene proiettato sullo schermo lasciando tutti a bocca aperta.
Glen spiega scherzosamente come questo personaggio gli abbia richiesto ben sei mesi di ricerca per poter essere creato come egli voleva. Infatti, ci fa notare come la Bestia sia una perfetta combinazione di diversi animali: il naso e la peluria di un bufalo, il muso di un gorilla, il corpo massiccio di un orso, la criniera del leone e le corna selvagge. Il risultato è stato impressionante e non nasconde la gioia nel dire come sia fiero che un personaggio dalla personalità così complicata e cupa sia stato apprezzato da tante generazioni. Ci svela con un sorriso che ha un debole per i personaggi tormentati che si battono per i loro sogni.
“Amo i personaggi che credono che l’impossibile sia possibile”: è questo il suo motto. Racconta che gli accade spesso di sentire qualcosa che si muove dentro di lui, che gli arriva da dentro quando disegna: è l’emozione che lo muove nel disegnare ed è la stessa emozione che vuole esprimere attraverso i suoi disegni.
Ci spiega allora come proprio per questa ragione sia Ariel il suo personaggio preferito. Infatti, ci rivela che nonostante la sirenetta sia solo una giovane sedicenne, c’è tanto in lei che lo rispecchia. E’ un personaggio che sente particolarmente vivo e a cuore. Racconta che quando stava disegnando Ariel sentiva come una voce nella sua testa che gli sussurrava: “No! Fermati! Stai mostrando troppo di te stesso alle altre persone!”, come se si stesse rendendo troppo vulnerabile.
E invece, spiega Glen con una semplicità disarmante, è proprio questo il segreto: svelare una parte di sé e portarla nel disegno, rendendo le persone partecipi della propria storia. Ricorda con molto affetto che una volta incontrò una ragazza: “Mi disse che quando andò al cinema per vedere La Sirenetta le successe una cosa che io penso sia meravigliosa. Avete presente quando durante la canzone Parte del tuo Mondo Ariel allunga la mano verso l’alto attraverso una cavità della grotta, invano, come a voler raggiungere la superficie? La ragazza mi disse che in quel momento provò come un impulso irrefrenabile di alzarsi e prenderla per il braccio per tirarla fuori. Mi rese così contento, che volevo quasi baciarla!”
Diverse sono state le influenze artistiche che hanno plasmato lo stile unico di Glen. Tra tutti, la leggenda Disney rammenta innanzitutto il padre, di mestiere era anche lui cartoonista, che fu sicuramente la prima persona che lo spinse verso il mondo del disegno e di cui Glen conserva un dolce ricordo. Tra gli altri artisti, Glen cita anche Pablo Picasso, Michelangelo, Goethe e Degas che sono indubbiamente tra i suoi preferiti, probabilmente perché ognuno di loro è stato a suo modo innovativo.
Un divertente aneddoto di cui l’artista ci parla a proposito degli arbori della propria carriera alla Disney, fu quando presentò il proprio portfolio a Eric Larson (animatore per Walt Disney e successivamente colui che si occupò di selezionare i talenti futuri per la Disney Animation Studios, ndr). Ci svela che si era impegnato a fondo nello scegliere i lavori da mostrargli, selezionandone una grande varietà. Nonostante ciò, l’ex animatore sfogliò pigramente tutti i suoi disegni senza commentare nulla e si soffermò proprio su quello che a Glen piaceva meno dicendogli: “Se puoi farne di più come questi, questo allora è il posto che fa per te.”
La presentazione continua con un rapido, ma sempre piacevole, sguardo agli altri lavori di Glen Keane: dai primi lavori alla Disney per l’animazione dell’orso di Red e Toby, per arrivare poi a Tarzan per cui l’artista si lasciò ispirare dal figlio Max, dandogli le sembianze di un surfista tra gli alberi. Ricorda anche Pocahontas , nell’indimenticabile scena I Colori del Vento per terminare infine con Rapunzel e Paperman.
A proposito della Principessa Perduta, Glen racconta di come l’idea di fare un film basato sulla favola di Rapunzel sia nata quasi come una sfida propostagli dalla sua amica Ollie. Non nasconde comunque come l’animazione della giovane biondina sia stata particolarmente difficoltosa proprio a causa della lunga e folta chioma dorata: il risultato al CGI era davvero tremendo nonostante l’impegno dei grafici e non manteneva nulla della sinuosità dei bozzetti e concept iniziali da lui proposti. Per questa ragione il risultato finale è stato dato dal ripasso digitale sui disegni originali a mano di Glen: “Io disegnavo sopra la grafica digitale e loro potevano usare i miei disegni come modelli di riferimento!”
Nell’ultima parte della presentazione che oramai si sta svolgendo al termine, Glen ci porta con sé nel viaggio che ha portato alla creazione del corto Duet, di cui lui è sia regista che animatore mentre la colorazione è stata affidata all’altrettanto talentuosa figlia Claire Keane.
Il filmato, seppur duri poco più di tre minuti, è molto toccante e delicato riflettendo in pieno tutta l’umile personalità di chi gli ha dato vita. L’artista ci spiega di come l’ispirazione gli sia stata data in questo caso dai suoi nipotini , in particolare il piccolo Henry per il personaggio iniziale di Tosh. Guardando quel bambino, Glen si è trovato a pensare che un giorno quel cucciolo d’uomo sarebbe cresciuto senza che lui se ne fosse accorto. “Un giorno ti svegli ed improvvisamente ti rendi conto di quanto tempo sia passato, che il tuo bambino è diventato un uomo. In un battito di ciglio.”
Questa sensazione di tempo effimero viene espressa magistralmente da Mia, la piccola ballerina, che è stata ideata sulla base di un’altra nipotina di Glen. La piccola ha fatto da modella vivente per il nonno, saltellando allegramente come solo i bambini sanno fare in maniera così naturale e spontanea. Ed è tra un saltello e l’altro che la bimba fiorisce, diventando senza rendersene conto una giovane donna.
Così nasce l’idea di Duet, un cortometraggio che vuole raccontare una storia attraverso la vita e la crescita di Mia e Tosh.
Il breve filmato commuove tutto il pubblico in sala, ma le sorprese non sono ancora finite. Prima di concludere, Glen ci rivela infine di come abbia voluto fare qualcosa di più per rendere lo spettatore ancora più coinvolto nella storia di Duet. “A volte è necessario cambiare la prospettiva per vedere le cose sotto un’altra luce”, commenta.
Grazie alla collaborazione con Google, è stata infatti creata un’applicazione appositamente per Duet che rende il filmato completamente interattivo con il suo pubblico: le inquadrature e la scelta su cosa osservare vengono lasciate allo spettatore. Con una semplice inclinazione dello smartphone o del tablet, è possibile curiosare il mondo di Mia e di Tosh, decidendo quale delle due figure seguire o se preferire osservare l’animazione circostante che sfugge al semplice video che possiamo attualmente trovare on-line. “All’inizio non ero certo di volerlo fare. Mi dicevo: come fanno le persone a preferire uno schermo così piccolo? Invece mi sono dovuto ricredere dopo aver visto il risultato. Ne sono molto soddisfatto.” L’applicazione, ci rassicura Glen, sarà presto scaricabile in modo tale che ognuno possa avere la possibilità di questa meravigliosa esperienza interattiva con l’arte.
La presentazione termina con la proiezione di Duet attraverso la Google app, portandoci in una nuova dimensione dell’animazione che vale all’artista una meritata standing ovation finale ed il commento di Alvy Ray Smith (co-fondatore della PIXAR, ndr) sul cortometraggio come “Il più bel pezzo di animazione che sia mai stato creato.”
Non abbiamo nemmeno il tempo per riprenderci da ciò che abbiamo appena visto, che arriva immediatamente il momento dell’intervista con Glen Keane. Inutile dire che siamo non poco emozionate per questo incontro: insomma, non capita tutti i giorni di incontrare l’uomo che coi suoi personaggi ti ha accompagnato nella crescita! Come immaginavamo, Glen è un uomo assolutamente gentile e umile: ha un debole per le camice a quadri e le sua mani da disegnatore nonostante siano grandi e forti, si muovono con grazia e fermezza.
Signor Keane, in Duet si possono notare delle sequenze che ricordano molto altri personaggi da lei animati alla Disney. Per esempio, il ragazzo ci ricorda Tarzan quando si arrampica, la giovane ha la sinuosità di Pocahontas e quando alla fine i due si avvicinano per scambiarsi un bacio c’è un rimando a La Bella e la Bestia. Si tratta della particolarità del suo stile o ha voluto omaggiare le sue creazioni precedenti?
Vi ringrazio per avere notato queste cose, mi fa molto piacere. Io sono un romantico. E ci sono dei temi che per me sono profondi e veri, che vengono sempre fuori in quello che faccio. Penso che ogni opera rifletta il proprio artista in qualche modo. Se pensate a Degas ed alle sue ballerine, lui ne ha dipinte davvero molte; ci ritorna sopra non appena può, come se loro lo stessero chiamando. E quello che vedete nei miei lavori sono dei concetti che mi hanno chiamato e che per quanto ne so mi chiamano tuttora. Così la prossima volta che parleremo è probabile che notiate che ci saranno delle cose ricorrenti in quello che avrò fatto.
Ed i temi che ho scelto di raccontare in Duet sono: la danza, l’amore, la celebrazione della vita, la nascita, la gioia e soprattutto la grazia della vita. E’ quello che cerco sempre di esprimere.
In Fantasia è la musica ad ispirare e guidare l’artista nell’animazione. Ma come nasce in Duet il legame tra animazione e musica?
La musica è molto importante sin dall’inizio quando disegno. La prima cosa che faccio quando inizio a tracciare con la matita è dare un ritmo ai miei bozzetti (fa schioccare le dita, ndr). Per cui metto la musicalità in ogni movimento del personaggio. Se per esempio un personaggio si libra nell’aria, io conto mentalmente i battiti della musica. C’è una musicalità precisa che lo guida nel movimento fino ad un certo battito e… Ed è lì che il personaggio atterra.
Ogni cosa si muove attraverso un ritmo. E questo è intrinseco fin dall’inizio nella creazione di un personaggio o di una scena. Penso che sia anche il modo più facile per un compositore di creare una colonna sonora. Per me, questo è anche il modo più naturale di disegnare.
Visto che lei ha lavorato sia con la tecnica tradizionale che con il digitale, qual è il suo pensiero al riguardo?
Ah… Sono davvero combattuto da questo punto di vista. Perché amo ciò che ho iniziato a fare con Where the Wild Things Are Test (una prima sequenza di tecnica mista datata 1982, ndr), ma amo anche ciò che ho fatto con Rapunzel per esempio.
Mi piace la tecnica tradizionale, ma allo stesso tempo vorrei contribuire di più con l’animazione digitale. Mi viene spesso da pensare: se Degas fosse vivo oggigiorno e avesse a disposizione queste tecnologie che noi abbiamo, cosa farebbe? Probabilmente spingerebbe il disegno verso nuove strade e dimensioni ed è questo che voglio fare anche io: esplorare nuove possibilità nel disegno. Ma per ora sono combattuto.
Pensa quindi che l’animazione mista possa essere una buona combinazione tra i due stili, come è successo per Paperman?
Sì. Penso che Paperman sia stato il primo passo verso qualcosa di nuovo, ma si può andare oltre con questa idea. Inizialmente era questa l’intenzione mia e quella di Patrick (Patrick Osborne, ndr): trovare una vera collaborazione tra i disegni fatti a mano ed il CGI, una combinazione tra i due. Ci sono certe sfumature affascinanti nella tecnica tradizionale che il CGI non può sostituire. Sarebbe perciò un sogno meraviglioso se un’unione simile accadesse, mi piacerebbe molto vederla realizzata.
Una nostra curiosità: vorremo sapere se si trova mai durante la giornata ad avere un’idea. E allora sente l’urgenza di doverla mettere immediatamente su carta, sulla prima cosa che capita, oppure preferisce appuntarsela mentalmente e svilupparla con calma in uno studio?
Quando un’idea arriva è come un dono.Per cui bisogna prenderla subito per non lasciarla sfuggire, bisogna esserne grati prima che ti scappi via. Casa mia è piena di fogli di carta con i disegnini che faccio in ogni dove, potete chiedere conferma a mia moglie che è seduta dietro di voi! Ci sono sempre delle piccole idee che si lasciano trovare o che mi vengono a cercare: ed io voglio prenderle. Dall’altra parte,però, è anche una questione di grande disciplina e ciò richiede tempo: ho bisogno di tranquillità. A volte necessito di giorni interi per andare a fondo nell’idea, perché se mi fermassi in superficie non ne ricaverei niente. E’ una cosa che richiede molto tempo.
Ultima domanda per lei. Se avesse l’opportunità di scegliere una storia da animare o da dirigere, quale storia sceglierebbe?
Beh, sarebbe proprio quella a cui sto attualmente lavorando. Ma non posso dirvi ancora nulla al riguardo, per il momento!
Potete ora lasciarvi trasportare dalla magia di Duet !
https://www.youtube.com/watch?v=O9CG_PoEWCg
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