“Ricordati chi sei…”
Lo sognavo da sempre. Lo sognavamo da sempre.
Perciò quando ho chiesto alla mia migliore amica di prendere un aereo per Londra, solo per assistere al Musical “The Lion King” sapevo già la risposta.
Così, un anno dopo, abbiamo preso quell’aereo, consapevoli del fatto che, per 2 ore e 30 minuti, saremmo tornate quelle bambine di una volta. E così è stato.
Non è stato semplice arrivare al Lyceum Theatre, luogo dove avviene lo spettacolo, con la sorte ovviamente contraria che ha causato il ritardo della metro, il traffico terribile che ci ha bloccati in un taxi e il vento che portava via…Ma, come nei migliori film d’azione, siamo arrivati per il rotto della cuffia e con il cuore in gola. Rafiki ci aveva aspettati e alla prima nota emessa dalle sue labbra il cuore che prima era in gola esplode, e così fanno i miei occhi.
Quello che ne segue è un susseguirsi di luci, colori e suoni incredibili e la canzone che conosci così bene da anni diventa qualcosa di del tutto nuovo: l’intera sala profuma d’Africa.
Il sole sorge e gli animali della savana corrono ad acclamare il loro principe: è qualcosa di unico il modo in cui sono stati rappresentati, creature di legno e paglia, manovrate da sapienti burattinai, che sfruttando le ombre prendono vita sotto i tuoi occhi. La Rupe dei Re emerge dal terreno e fa il suo ingresso la famiglia reale:
Mufasa, fiero e bellissimo, incoronato da una grande maschera di legno, rappresentante un volto di leone, viene vestito come il più importante capo tribù e sulla sua pelle scura quei colori così vivaci e caldi lo rendono davvero il più incredibile dei re. Così anche la sua consorte, Sarabi, di una bellezza degna di una regina d’Africa: quando si guardano tutta la sala trema. Rafiki li raggiunge, e Simba, riceve il suo battesimo di luce e la benedizione di tutto il suo popolo.
Buio.
E dopo questa scena tu potresti benissimo alzarti e tornartene a casa, perché hai il cuore pieno di felicità e credi di non poter più farne entrare altra…Invece lo spettacolo continua e quel cuore continua a battere, per 150 minuti, a ritmo di tamburi, mani e voci.
Parliamo delle voci, delle musiche: numerose parti sono in lingua zulu, composte dal musicista sudafricano Lebo Morake che già aveva lavorato al “Re Leone” (per intenderci, la voce maschile iniziale de “Il Cerchio della Vita” è sua!) regalando qualcosa che noi non abbiamo mai sentito prima. Il fatto che gli artisti corali, insieme alla famiglia reale (escluso Scar) e a Nala, siano tutti di origine sudafricana non fa che regalare all’effetto finale un calore etnico incredibile.
Ma la vera sorpresa è il mandrillo Rafiki il quale personaggio abbandona le sembianze di un maschio per affidarsi all’aspetto di una buffa ma fenomenale shamana donna, interpretata da un’eccezionale Josette Bushell-Mingo. In assoluto il personaggio che più ho amato!
Inutile citare la partecipazione consequenziale di nomi illustri come Sir Elton John e Sir Tim Rice (Beauty and the Beast – The Wizard of Oz), che partecipando alla realizzazione de “Il Re Leone” scrissero le canzoni più amate della nostra infanzia, e di Hans Zimmer (Il Gladiatore – Pirati dei Caraibi), eccezionale compositore che si è occupato della colonna sonora strumentale.
Dietro le quinte di questo fenomenale Musical tutto è manovrato dalla mente geniale di Julie Taymor (Accross the Universe), che ha usato le sue eclettiche abilità artistiche per ri-narrare la storia del “Re Leone”:
Occupatasi sia della regia che del design del Musical, Julie non solo ha portato il racconto sul palco, ma ha anche trovato un linguaggio speciale per raccontare quella storia come non era mai stata raccontata. E il risultato è stupefacente :prodotto dalla Walt Disney Theatrical “The Lion King Musical” è diventato uno degli spettacoli più famosi degli ultimi decenni, pluripremiato e acclamato dalla critica e dalle platee.
Ho cercato di descrivervi a parole qualcosa di impossibile da raccontare in un modo tale che renda giustizia: Il resto dello spettacolo è un’emozione dopo l’altra e, ribadisco, anche se la storia raccontata l’abbiamo sentita milioni di volte, sembra del tutto nuova e magica. Certi racconti ci uniscono, perché sono universali: eravamo tutti li, dal gruppetto di suore al motociclista con il gilet in pelle, emozionati come bimbi (nessuno più di noi due, ho una foto che lo prova!)
Quello che ho portato a casa con me dopo questa esperienza è qualcosa di unico, che consiglio a tutti, nessuno escluso: la storia che ci viene narrata è sempre ricca di insegnamenti e di saggezze rare al giorno d’oggi, che ti aprono la mente e ti rendono nuovo e determinato.
Julie Taymor disse :”L’insegnamento più grande che regala “Il Re Leone” è quello che ognuno di noi deve credere veramente in se stesso per raggiungere la propria Rupe dei Re”.
Julie, concordo pienamente.