Due anni dopo La Sirenetta, sulla scia del successo del “Rinascimento Disney”, nel 1991 è la volta di Belle, la protagonista femminile del 30° Classico Disney: La Bella e la Bestia.
Con il successo di Biancaneve e i sette nani, come i precedenti film delle Principesse, anche La Bella e la Bestia era sulla lista dei racconti da trasformare in film d’animazione. Difatti fra gli anni ’30 e ’50 ci furono vari tentativi per sviluppare la storia, ma vennero abbandonati perché, secondo le dichiarazioni del critico cinematografico Peter M. Nichols, la versione live action di Jean Cocteau e René Clément (1946) fece scoraggiare Walt Disney. Decenni più tardi, venne riportato alla luce il progetto che, dopo vari cambi di regia, vide alla guida Gary Trousdale e Kirk Wise, i quali avevano già diretto le sezioni animate di Cranium Command, un cortometraggio per l’attrazione del parco a tema Disney Epcot. Siamo agli inizi degli anni ’90 che ricordiamo specialmente per l’unione della Germania dell’Est con quella dell’Ovest in un unico stato, la morte di Freddie Mercury (Queen) ed Eric Carr (KISS), l’invenzione del www (World Wide Web) e la nascita di internet, ma soprattutto per la cultura della moglie trofeo: termine usato per descrivere le mogli degli uomini in vista, secondo il quale, il successo dell’uomo è proporzionale alla bellezza di sua moglie. Disney, come sempre molto attenta ai vincoli morali, con La Bella e la Bestia andò controtendenza lanciando un forte messaggio: “Nella nostra società orientata all’immagine, l’immagine non è tutto“. Questo è il motivo principale per cui vediamo Belle, non solo come una bellissima ragazza, ma soprattutto forte, tenace, sicura di sé e di quello che vuole. Vive una vita monotona in un piccolo paesino e vuole di più, “lei è bizzarra e atipica, insolita ed eccentrica” per gli standard dell’epoca (Francia del XVIII secolo), guardata con cattivo occhio da tutti solo perché dedica buona parte del suo tempo a fare quello che le piace, evadendo dalla quotidianità: leggere. Belle è il primo esempio disneyano dell’emancipazione femminile per eccellenza, l’eroina della storia che salva il Principe spezzando l’incantesimo, non in maniera tradizionale, ma con qualcosa di vero e molto più profondo: “Io ti amo!”. Per la prima volta sentiamo questa frase in un film d’animazione Disney, frutto di una forte conoscenza tra i due protagonisti, che hanno passato molto tempo insieme e hanno imparato ad amarsi, non fermandosi alle apparenze. False voci di corridoio affermavano che Belle sia stata modellata sulla giovane Katharine Hepburn, ma Linda Woolverton (sceneggiatrice) chiarì che la sua personalità è in gran parte basata su Jo di Piccole Donne interpretata dalla bella Katharine, ma che essa non è mai stata utilizzata come riferimento fisico per la protagonista de La Bella e la Bestia, anche se rispecchia parecchio la sua essenza. La progettazione visiva di Belle fu assegnata agli animatori Mark Henn e James Baxter (che si è concentrato maggiormente nei suoi manierismi e nelle scene di danza prendendo spunto dai quadri del famoso Edgar Degas). Per lei si sono ispirati a bellezze europee come Vivien Leigh e Audrey Hepburn, quest’ultima utilizzata anche per La Bella Addormentata nel Bosco, dove i suoi tratti arrotondati vennero persi nello stile angolare del film, ma adattissimi per La Bella e la Bestia. Inoltre l’attrice Sherry Stoner, dopo esser stata riferimento live action per Ariel, torna a modellare anche Belle. Ma non solo, i due animatori si sono soprattutto ispirati ad opere classiche di artisti come il Bernini, infatti il look di Belle è più o meno riconducibile allo stile Barocco classico “e se non è Barocco, è un pastrocchio!” con la coda di cavallo e lo chignon tipiche acconciature del ‘700. Per quanto riguarda l’abito da ballo, sempre analogo a questo periodo, è stretto in vita per evidenziare le forme ed esagerato nella gonna per mostrare l’importanza e la bellezza della femminilità. Il giallo è il colore della felicità e della gioia e l’iconico vestito è stato direttamente ispirato dall’abito regale che Audrey Hepburn indossò nel film Vacanze Romane. Il vestito da contadinella è molto più moderno di quanto pensiamo, infatti riprende molto le salopette di jeans anni ’90. Gli altri due abiti sono invece frutto della simbologia dei colori che rispecchiano gli avvenimenti del film d’animazione: il rosa esprime la capacità di dare e riceve amore, il suo scopo è quello di alleggerire la mente fuggendo dai pensieri negativi che vi si possono annidare, ma simboleggia anche la capacità di aprirsi verso il prossimo in un continuo ed equilibrato scambio tra il dare e il ricevere; il verde (non a caso l’unione fra blu e giallo) è il colore della speranza, di chi vuole crescere e affermarsi. Belle (come le altre Principesse) è molto sobria nel trucco, soprattutto quando indossa l’abito “pomposo”. Questo perché negli anni ’90 (rispetto agli anni ’80) torna di moda l’essere semplice e naturale, indossare troppo trucco era considerato inappropriato. Le labbra hanno un effetto glossy tendenti al color mattone/marroncino. La Bella e la Bestia fu il secondo film Disney, dopo Bianca e Bernie nella terra dei canguri, ad utilizzare il CAPS (di cui un prototipo era già stato usato nella scena finale de La Sirenetta) un sistema digitale che permetteva la scansione dei disegni al computer con la possibilità di avere un’ampia gamma di colori, sfumature più morbide e la simulazione di effetti multiplane (immissione di caratteri e/o sfondi su livelli separati, profondità di essi e alterazione del focus di ogni strato). Questa tecnica fu utilizzata soprattutto per la sequenza del ballo. Alan Menken e Howard Ashman (che si erano già portati a casa l’Oscar come Miglior Canzone con In fondo al Mar ne La Sirenetta) scrissero le canzoni anche di questo nuovo Classico Disney, trasformandolo davvero in uno spettacolo in stile Broadway. Inoltre Howard, che era malato di AIDS, nonostante la malattia e la sempre maggiore debolezza fisica continuò a lavorare, riuscendo ad ultimare il lavoro per La Bella e la Bestia. Aveva un istinto infallibile: sapeva realizzare queste favole classiche usando il meglio della formula Disneyana e interpretandola in chiave attuale. Morì 8 mesi prima del rilascio del film, ma è soprattutto grazie a lui se questo grande capolavoro (che gli fu poi dedicato) riscosse così tanto successo all’epoca, come ancora oggi. Questo film stabilì con il pubblico un legame emotivo che nessun altro prima di allora aveva creato. Paige O’Hara, veterana di Broadway dona la sua meravigliosa voce a Belle, sia nel canto che nel parlato, mentre la versione pop della canzone Beauty and the Beast dei titoli di coda è stata interpretata da Céline Dion accompagnata da Peabo Bryson. La Bella e la Bestia fu il primo film d’animazione candidato agli Oscar nella categoria Miglior Film (prima dell’introduzione della categoria Miglior Film D’Animazione) e si portò a casa il titolo per la Migliore Canzone Originale e per Miglior Colonna Sonora. Dopo il grandissimo successo, nel 1997 uscì il primo sequel La Bella e la Bestia – Un Magico Natale, l’anno dopo Il mondo incantato di Belle composto da 4 episodi e nel 2002 è stata presentata un’edizione speciale del primo film con una scena inedita che presenta la canzone Di nuovo umani, in cui tutti i domestici del castello si affrettano a rassettare per la scena del ballo. Il 17 Marzo del 2017 è stata invece annunciata l’uscita di un nuovo remake in live action da parte della Disney (QUI ulteriori info). Per quanto riguarda il merchandising, l’abito di Belle è stato più volte revisionato e arricchito di decori e brillantini. Anche l’acconciatura ha subito variazioni, i capelli sono adesso più lunghi e evidenziano le onde:
Per questa Principessa è tutto! Vi diamo appuntamento alla prossima o se volete potete leggere le altre già scritte cliccando sull’immagine relativa!