Inside Out: l’intervista al regista Pete Docter!

18 Settembre 2015 Federica Fratocchi

Pete Docter è la mente geniale che ha dato vita ad Inside Out, il nuovo film Disney•Pixar nelle sale italiane dal 16 Settembre 2015.

Pioniere della computer grafica, ha lavorato ai progetti più entusiasmanti che hanno contribuito a rendere grande la Pixar: da Toy Story, a Monsters & Co., Up, WALL•E, Ribelle – The Brave ed Inside Out. Nominato per 6 volte agli Oscar, specialmente grazie alle sue sceneggiature originali, si è portato a casa l’ambita statuetta nel 2010, con un film da lui scritto e diretto: Up. Spiritoso e molto disponibile lo abbiamo incontrato a Roma per parlare del suo nuovissimo capolavoro. Qui sotto, l’intervista (potrebbe contenere SPOILER):

Pete Docter Inside Out

L’idea di questo nuovo film Pixar è estremamente originale. Come nasce Inside Out?

L’idea di questo film è partita esattamente come sono partite tutte le altre. A me viene l’idea, sviluppo il concetto e faccio la presentazione a John Lasseter, il quale mi dice cosa ne pensa. Quella di avere le emozioni come personaggi del film l’ha colpito subito e siamo andati avanti a svilupparla. E’ partito tutto osservando mia figlia Elie, che dà la voce originale ad Ellie del film Up, dove mi sono reso conto che era esattamente come il suo personaggio fino all’undicesimo anno di età. Compiuti gli 11 anni, mia figlia ha cominciato a cambiare atteggiamento, si chiudeva in se stessa e mi continuavo a chiedere cosa le frullasse per la mente. Mi sono ricordato che anch’io da ragazzino avevo vissuto questa esperienza e tutti quanti noi crescendo proviamo le stesse cose.

Durante lo sviluppo del film, avete sempre pensato di rappresentare la mente umana come una fabbrica? 

Una cosa che ho chiarito fin dall’inizio è che volevo rappresentare la mente, non il cervello con i vasi sanguigni, le cellule ecc. ma qualcosa di più astratto da trasformare in concreto. All’inizio abbiamo pensato che potesse essere un teatro con il palcoscenico, il dietro le quinte e i camerini, ma non funzionava. Dopodiché abbiamo pensato ad una nave, con un comandate, la sala motori ed il suo equipaggio, ma non era quello che cercavamo. Volevamo una metafora che potesse rappresentare la mente umana e alla fine abbiamo elaborato quello che vedete nel film.

A quali autori o film d’animazione vi siete ispirati per i personaggi di Inside Out

Devo dire che Tex Avery, Chuck Jones e Jack Kinney sono stati dei grandissimi autori e i loro cartoni li ho guardati e riguardati. Loro sono un punto di riferimento al quale abbiamo reso omaggio a nostro modo.

Pensa che Inside Out sia la summa di tutti gli altri film Pixar?

Qualcuno ha scritto in rete “se i giocattoli avessero dei sentimenti?”, “se le macchine avessero dei sentimenti?”,“se i mostri avessero dei sentimenti?” e “se i sentimenti avessero dei sentimenti?”, l’ho trovato originale e abbastanza divertente ma quando realizziamo un film il nostro obbiettivo finale, a prescindere dall’argomento e dal soggetto, è quello che il pubblico provi emozioni. Con Inside Out abbiamo ampliato la nostra portata più di quanto non avessimo fatto con i film precedenti. Cerchiamo di fare dei film che sembrano sempre diversi l’uno dall’altro e se abbiamo la percezione che ci siano troppe somiglianze con i film passati, ci allontaniamo per creare qualcosa di diverso.

Per questo film vi siete ispirati al cortometraggio Disney propagandistico degli anni ’40 Reason and Emotion?

Reason and Emotion è uno dei corti citati nel libro The Illusion of Life di Frank Thomas e Ollie Johnston, che è la Bibbia per noi animatori. I personaggi di questo corto sono delle caricature pure ed esagerate. La nostra idea era quella di creare le emozioni come fossero delle personalità ed uno dei miei produttori mi disse “Se le facciamo così riusciremo a realizzare la nostra versione dei Sette Nani”.


Non c’è Gioia senza Tristezza. Il messaggio del film sulla coesistenza di queste emozioni è molto bello, ce ne puo’ parlare?

Noi vorremmo sempre poter avere una vita felice e noi genitori vorremmo che i nostri figli siano sempre felici, ma purtroppo non è mai così. Nella vita non c’è soltanto la felicità, ci sono anche le difficoltà, le delusioni, i problemi, le perdite. La ragione per cui esistono gli altri sentimenti è perché, anche se cerchiamo di allontanarli, ci servono per andare avanti. Siamo tutti cresciuti con i film della Disney e tutti vorremmo avere il nostro lieto fine, ma nella vita a volte non è così facile, ci sono queste emozioni con le quali bisogna convivere.

Quanto vi siete divertiti a studiare tutte le citazioni (l’inconscio, il subconscio ecc.) e a costruire le scene che hanno anche un fondamento psicoanalitico?

Ci siamo divertiti tantissimo leggendo e studiando Freud, Jung e tutti questi tizi qui [ride] anche se non è stata una cosa leggera. E’ stato molto bello ed interessante sapere di più sull’essere umano, scoprire come noi operiamo e funzioniamo, anche se fondamentalmente nessuno lo sa con certezza. Ed è per questo motivo che ci sono tante filosofie, teorie ed idee in conflitto tra di loro. In fin dei conti, trattandosi di un film d’animazione, abbiamo scelto il modo più divertente per rappresentarlo, piuttosto che quello scientificamente fondato. Per quanto riguarda la produzione di sogni ci siamo chiesti: “Ma da dove provengono tutte le strane cose che sogniamo?”. Ci è piaciuta fin da subito l’idea di avere questi personaggi con un tempo limitato a disposizione che si occupassero di mandare in scena i nostri sogni.

Qual è la pubblicità che lei cita e ritorna spesso all’interno del film? Cosa vi ha ispirato per questo tormentone?

In America siamo cresciuti con queste pubblicità dal motivetto travolgente. Ti prendono, ti agganciano e non fai altro che ripeterlo. E’ stata tosta da scrivere, abbiamo fatto varie versioni finché non abbiamo trovato quella più pessima [ride] che però funzionava.

Come siete arrivati a scegliere le 5 emozioni protagoniste del film?

Abbiamo fatto riferimento a diverse emozioni. All’inizio il “centro di controllo” era più affollato, avevamo provato anche con Orgoglio, Speranza, la Gioia al dispiacere degli altri… ma quando ci siamo resi conto che non aveva molto senso mettere tutti questi personaggi, di cui non si riusciva nemmeno a tener traccia, abbiamo pensato di prendere le caratteristiche di ognuno di esse e di attribuirle a quelle principali. Infatti Gioia, per esempio, è l’insieme di alcuni connotati fondamentali dei sentimenti positivi. Pensiamo che 5 sia un numero sufficiente.

Il topo morto è un occhiolino a Brad Bird e a Ratatouille oppure è casuale?

Quando abbiamo pensato alla nuova casa in cui si stavano trasferendo volevamo che non fosse proprio gradevole ed accogliente. Per quello ci è venuta l’idea del topo morto, ma devo ammettere che il topo non è morto, sta recitando! [ride]

Tutte queste 5 emozioni hanno una caratterizzazione cromatica molto definita. Perché Gioia è l’unica a non essere del tutto monocromatica?

Abbiamo parlato con diversi scienziati in relazione alle emozioni e non abbiamo mai ricevuto la stessa risposta. Tra loro non c’è accordo di quante siano: uno ci ha detto 3, un altro 27. A noi questo ha fatto comodo perché abbiamo potuto creare quello che ci veniva in mente. Volevamo che Gioia fosse un personaggio a tutto tondo e dal punto di vista visivo, il fatto che abbia più colori, dà l’idea della sua complessità. Considerando poi il suo viaggio e la sua crescita interiore insieme a Tristezza, i capelli blu sono una specie di premonizione.

Inside Out

Nei film precedenti che lei ha fatto: in Monsters & Co. abbiamo una bambina di 2 anni, in Up un bambino di 8 anni ed ora in Inside Out siamo arrivati all’adolescenza. Questi film sono uno studio sulla crescita dell’individuo. E’ una cosa che lei ha pensato fin dall’inizio o è una coincidenza?

Per tutti noi che lavoriamo alla Pixar in quello che facciamo c’è il riflesso della nostra vita. Per quel che mi riguarda, penso che non ci sia nulla che mi abbia toccato in maniera più profonda del fatto di essere genitore. Guardare i miei figli crescere per me è un’esperienza eccezionale. Mi fanno riflettere su alcuni elementi della mia crescita, che non ho ancora completamente elaborato, ma cerco di farlo nei film che faccio. Non so cosa farò dopo di questo, col fatto che i miei figli stanno crescendo, forse rimarrò senza lavoro! [ride]

Riley inside out

La protagonista di Inside Out ha 11 anni. Quale sarà la reazione dei bambini più piccoli che popoleranno i cinema? Riusciranno a cogliere tutte le sfumature? Qual è il messaggio per loro?

Arrivati a metà della produzione abbiamo fatto delle proiezioni di prova con i più piccoli, perché ci chiedevamo se non fosse troppo complesso per loro. Il risultato è stato che non soltanto l’hanno capito, ma sono stati anche in grado di spiegarlo meglio di noi. C’è stato un avvenimento davvero bello, che mi ha colpito moltissimo: il figlio di uno che lavora alla Pixar ha assistito alla proiezione; suo padre ci ha raccontato che la settimana precedente a lezione di nuoto, il bimbo non era riuscito a tuffarsi per la troppa paura. Il giorno dopo aver visto il film è andato di nuovo a lezione e sta volta si è tuffato senza problemi. Il padre gli ha chiesto spiegazioni e lui gli ha risposto “Ho pensato che Paura era alla guida della mia mente, l’ho messo da parte e mi sono tuffato”. Aveva colto perfettamente il messaggio del film! Penso che i bambini, ancora prima di imparare a parlare una lingua, conoscano già il linguaggio universale delle emozioni. Per questo credo che Inside Out possa creare con loro una connessione molto forte.

Forse questo è uno dei film con più elementi adulti. E’ stata una decisione presa prima di cominciare a scrivere?

Questa è una domanda che ci viene posta molto spesso. A dir la verità io questi film li faccio per me. Egoisticamente penso che se devo trascorrere 4/5 anni della mia vita a lavorare su un qualcosa, questo mi deve interessare, coinvolgere ed avere una certa profondità. E’ ovvio che il film lo realizziamo per i bambini, molte cose vengono espresse visivamente piuttosto che verbalmente, ma ci devono essere elementi che riguardano gli adulti per poter funzionare ed attirare l’interesse di tutti. Mi sento super fortunato: a me viene chiesto di presentare delle idee per creare dei film, ho una troupe di animatori fantastici e abbiamo la Disney che ci dà questa grandissima piattaforma per far si che il nostro lavoro giri il mondo. Noi tutti diamo l’anima per la realizzazione dei film.

petedoci

Pete Docter é l’uomo dalla mente geniale che ha dato vita ad Inside Out IT! Quanti di voi sono andati a vederlo? E quanti andranno sicuramente nei prossimi giorni?

Posted by Regno Disney on Mercoledì 16 settembre 2015

 

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Federica Fratocchi

Fondatrice di Regno Disney. Nella vita sono Graphic Designer: ho realizzato il logo, l'acquerello e curo costantemente la grafica ed il brand identity del Regno. Disneyana da prima che nascessi, colleziono orecchie Disney. Potterhead, smistata nella casa dei Grifondoro. Mi piacciono i musical e amo cantare. Questo è solo un breve riassunto, potete scoprire altro su di me seguendomi sui miei profili social!

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