Uno dei soggetti preferiti dei film Hollywoodiani, sono le grandi imprese sportive, spesso e volentieri quelle che hanno sullo sfondo storie di riscatto o di rivincita, insomma, le favole (possibilmente a lieto fine), e chi meglio della Disney sa come raccontare questo tipo di storie?
Ecco quindi che la “Casa dei Sogni” ha messo in cantiere il progetto di una Biopic basata sul libro Trimph, che sarà affidata alla regia di Antoine Fuqua, già regista per la Disney (o meglio la Touchstone) di King Arthur nel 2004.
La sceneggiatura di questo adattamento del libro del giornalista sportivo Jeremy Shaap, sarà affidata a David Seidler, vincitore nel 2011 del premio oscar per Il Discorso Del Re e sarà (naturalmente) ambientata nella Berlino Olimpica della Germania Hitleriana del 1936.
Il perché di questa scelta è presto detto: figlio di semplici contadini dell’Alabama, Owens, si rese capace di trionfare in ben quattro gare olimpiche, screditando le teorie ariane del cancelliere Adolf Hitler, il quale in quell’edizione olimpica aveva fatto di tutto per impedire la partecipazione ad atleti di origine Ebraica e Africana, al fine di renderli un vero e proprio altare celebrativo della Germania Nazista. Solo le minacce di boicottaggio di altri paesi fecero desistere il gerarca, permettendo la partecipazione a tutti gli atleti, Owens incluso.
Proprio il giovane statunitense si diverrà un protagonista di quell’edizione dei giochi, trionfando in quattro diverse specialità, ossia i 100 metri, i 200 metri, la staffetta 4×100 e salto in lungo, battendo in casa gli atleti teutonici, indossando tra l’altro le prime scarpe di una futura grande marca tedesca. Una doppia per il Führer, mentre Owens divenne la bandiera antirazzista di quegl’anni, un eroe contro la discriminazione.
Insomma, tutti gli ingredienti necessari per la più classica delle ricette della Disney, in attesa di saperne di più su cast e locations, e sopratutto di vedere come la Disney si cimenterà in questo nuovo campo (relativamente alle tipologie di film).
Piccola curiosità: benchè i giornalisti affermarono che il cancelliere tedesco non volesse riconoscere le vittorie di un’atleta d’origine africana, fu lo stesso Owens ad affermare che benchè Hitler non lo avesse celebrato, lo abbia comunque salutato con un gesto della mano.
« Dopo essere sceso dal podio del vincitore, passai davanti alla tribuna d’onore per rientrare negli spogliatoi. Il Cancelliere tedesco mi fissò, si alzò e mi salutò agitando la mano. Io feci altrettanto, rispondendo al saluto. Penso che giornalisti e scrittori mostrarono cattivo gusto inventando poi un’ostilità che non ci fu affatto. » |
(Jesse Owens, The Jesse Owens Story, 1970) |
Di contro, fu proprio il presidente uscente degli USA Franklin Delano Roosvelt, all’epoca impegnato in campagna elettorale e preoccupato dagli Stati del sud a non incontrare “L’Eroe di Berlino“, cosa che lo stesso atleta farà presente con la frase: “Fu Roosevelt, e non Hitler, a snobbarmi”.
Coerenza statunitense, insomma.