Jorge “Super Macho” R. Gutiérrez è il creatore e regista del film di animazione Il Libro della Vita.
Unico nel suo genere, la pellicola narra e celebra il culto della vita e della morte proprie della cultura messicana in un concentrato esplosivo di colori, ombre e luci… Da morir dalle risate!
Jorge R. Gutiérrez, messicano di origine, può benissimo essere definito come un guerriero: una vera e propria tigre, proprio come uno dei suoi personaggi!
Noi lo incontriamo alla VIEW Conference e viene davvero difficile credere che un uomo, un artista, così carismatico ed originale possa avere atteso quasi 10 anni della propria vita ed avere sacrificato molto per vedere realizzato il suo film di animazione. Jorge, infatti, possiede uno stile artistico molto particolare e riconoscibile: colorato, saturo, con un forte richiamo alle sue radici messicane. Tuttavia, questo sembra proprio essergli stato di ostacolo durante la sua carriera!
Creatore di ¡Mucha Lucha! ed El Tigre (serie televisiva di cartoni animati prodotta dalla Nickelodeon), Gutiérrez nutre un profondo rispetto verso la sua cultura di origine e per lui la realizzazione de Il Libro della Vita è un sogno che diventa realtà. Per chi non lo sapesse o non ha ancora visto il film –che consigliamo caldamente di fare!-, nel periodo di Halloween sino al 2 Novembre è antica tradizione messicana festeggiare coloro che non fanno più parte di questo mondo decorandone le tombe, portando fiori, cibo e candele ai cimiteri dai propri cari. Il Dia de Los Muertos (Il Giorno dei Morti) cade il 2 di Novembre ed è un modo di riunirsi e stare insieme, ricordando con gioia i defunti i quali, sempre secondo la tradizione, ritornano nel mondo dei vivi sotto forma di spirito ed è possibile sentire la loro presenza.
Per il regista Jorge tutto questo ha un ulteriore valore affettivo, che lo ha reso sempre più determinato a realizzare questa storia. Ha voluto dedicare questo film al suo migliore amico morto prematuramente. E per farvi comprendere l’importanza di questa ricorrenza, vi basti pensare che Gutiérrez ha voluto sposarsi proprio il 2 Novembre cosicché il suo amico di infanzia sarebbe potuto risalire sulla Terra dei vivi per fargli da testimone.
Dunque, si trattava di riuscire a realizzare un film di animazione dove la Morte fa da padrona, ma non solo! Un cartone animato dove anche i personaggi stessi abbiano a che fare con essa. Questo fu ovviamente di grande ostacolo: nessuna casa di animazione (dalla Dreamworks alla Disney stessa) era disposta a correre il rischio di produrre un film del genere.
Jorge si è visto più volte chiudere la porta in faccia o dover scegliere se scendere a compromessi pur di far conoscere la sua storia. Per esempio, proprio in uno dei grandi studios citati prima, gli venne approvato il progetto ad alcune condizioni:
– Niente protagonisti messicani (poiché rappresentano una minoranza della popolazione statunitense)
– Niente toreri o corride (che è il mestiere dei Sanchez, la famiglia del protagonista Manolo)
– Niente morti dei personaggi principali (vedete il film per capire di cosa stiamo parlando!)
E, ciliegina sulla torta: il tutto doveva diventare un musical hip-hop ambientato a NY!
Tuttavia, la caparbietà di Jorge non gli ha mai permesso di svendere in questo modo la sua storia. E non senza altri sacrifici, riesce infine a mettere su un team e a trovare uno studio che lo possa appoggiare (Reel FX Creative Studios). Mancano ancora i soldi però. Gutiérrez tenta allora di farsi ricevere da Guillermo del Toro, famoso regista e produttore messicano, ma anche questa volta riceve continuamente porte sbattute in faccia ed appuntamenti annullati all’ultimo minuto.
Grazie alla sua testardaggine, riesce infine a incontrare Guillermo: sebbene il regista gli dia del filo da torcere quasi volesse boicottare il progetto de Il Libro della Vita, Jorge R. Gutiérrez riesce infine nella sua impresa.
Super Macho ha tutto quello che gli serve e la sua storia può finalmente diventare realtà!
Il Libro della Vita è un omaggio, una celebrazione della Vita e della Morte e della storia di ognuno di noi in tutte le sue sfacettature.
Tre sono le divinità narrate nell’opera: la Muerte, la Catrina messicana. Lei è la Morte fatta di zucchero e cose buone che ama gli umani, vestita di fiori colorati e candele. È la regina della Terra dei Ricordati, la landa luminosa ed allegra dove le anime di chi non c’è più vivono e danzano attraverso il ricordo di chi rimane in vita. La Muerte è la morte che giunge come una dolce madre, portandoti via dalla sofferenza, gli affanni e le fatiche della vita.
Poi, c’è Xibalba il dio della Morte più cupa. Fatto di catrame e freddo metallo, è la morte subdola e bugiarda che giunge all’improvviso e che macchia la vita. Sovrano della Terra dei Dimenticati, vaga nella sua terra desolata dove le anime di coloro che non vengono ricordati e laddove si voglia dimenticare il dolore, si polverizzano.
Infine, il Candelaio composto da nuvole mantiene il tutto in equilibrio. Custodisce il Libro della Vita che ogni persona scrive tracciando il proprio destino.
Jorge Super Macho R. Gutiérrez è riuscito con pochi mezzi a creare qualcosa di grande ed a far conoscere quel lato
dolce e luminoso della Morte, necessario per poter vivere davvero, dove ognuno è creatore e scrittore della propria storia, della propria vita e della morte.
Ed ecco che cosa ci svela durante l’intervista!
• Señor Gutiérrez, quando Maria muore i bambini dicono alla guida turistica: “Siamo solo bambini! Non ci può raccontare una storia così triste dove la protagonista muore!”. Questa parte l’abbiamo trovata estremamente geniale, in quanto nel mondo dell’animazione nessuno vuole un film dove i protagonisti muoiono. Quindi: quanto è stato difficile ottenere il permesso per poter realizzare quest’idea?
Proprio quella frase, a dir la verità, mi è stata detta da uno dei capi dello studio. Mi ha proprio detto: “Ma non puoi far vedere una cosa del genere!” Per cui lui l’ho presa così com’era e l’ho inserita nel film. Quando poi la persona che aveva espresso il commento lo ha visto si è messa a ridere dicendo: “Ah ok ho capito! Stai prendendo in giro il modo in cui gli americani vedono cosa dovrebbe o non dovrebbe esserci in un film di animazione! Rappresenti un po’ la Madre conservatrice che vorrebbe tenere al sicuro i propri figli, le proprie creazioni!”
Questo è servito per scaricare la tensione che ruotava attorno a questo argomento importante. Ho preso anche un’altra frase che mi è stata detta, che è quella che dice: “Ma cosa avete voi messicani con la morte, siete fissati?!” In questo modo le persone che inizialmente erano scettiche non solo si sono fatte due risate, ma hanno anche capito il senso che intendevo dare al film eliminando i pregiudizi precedenti.
• Nel film ha lavorato con un cast di attori stellari come Zoe Saldana, Diego Luna e Channing Tatum. Ha scritto i personaggi avendo già in mente gli attori che li avrebbero interpretati oppure no?
In realtà quando ho scritto il film ho pensato che tutti gli attori sarebbero dovuti essere messicani. Poi però mi sono reso conto che, se avessi inserito esclusivamente star messicane, indirettamente avrei detto che il film era indicato solo per messicani escludendo così tutto il resto del mondo. Quindi invitare attori famosi di diverse origini, soprattutto dagli Stati Uniti, è stato un modo per invitare il pubblico ad essere più multiculturale. In particolare quando ho presentato il film, questo progetto a Chunning Tatum mi ha preso da parte e mi ha detto: “Lo sai che io non sono messicano, vero?” Gli ho spiegato che lo avevo scelto proprio perché volevo che fosse la rappresentazione più alta dell’uomo messicano, il vero macho messicano e così ha accettato.
• Nel film sono presenti 3 figure, 3 divinità che rappresentano la morte. Ma non sono loro la morte nel vero senso della parola. Quindi cosa rappresenta in realtà la morte, magari la dimenticanza?
Nel film ci sono queste 3 figure: sono una positiva, una negativa e una neutrale e quest’ultima neutrale fa da bilancia per le altre due. In realtà però loro non decidono quando muori, sei tu che scrivendo il tuo destino decidi in che momento morirai. Loro decidono soltanto in che posto andrai a finire. Quindi si ritorna all’argomento per me molto importante che è quello che ognuno è l’autore del proprio “Libro della vita”.
• Guardianes de Oz è un film che tu hai scritto e prodotto, ma non hai avuto la possibilità di dirigere, giusto?
Hai in programma di scrivere e questa volta anche dirigere altri film?
L’idea di quel film era mia, ma purtroppo è stato qualcun altro che si è occupato della regia e della scrittura del testo. Quindi io non posso più avere nulla a che fare con questo film. Però in un futuro non venderò mai più un’idea se non potrò essere io a dirigerla.
Il mio prossimo progetto sarà legato al Kung Fu-Space-Western!
• Il film tratta temi molto impegnativi: come ha reagito il suo team? Avete sentito questa responsabilità scrivendo la storia?
I film più belli sono quelli che assomigliano ad una torta: per cui all’esterno sono belli da vedere, c’è una glassa buonissima e molto decorativa e all’interno vi è sostanza, per cui c’è un’anima, c’è amore e c’è un cuore. Cerco di fare dei film che abbiano un messaggio positivo inserito all’interno di questa “torta”. In particolare gli adulti hanno già capito chi sono, ma i bambini ancora no. Quindi accettare diverse culture è molto più facile da bambini, è quello il momento cruciale per avere una mente aperta e quindi per me è un momento molto importante, sfruttare l’animazione per dare insegnamenti soprattutto ai più piccoli.
• Mi ha molto colpito il racconto della bocciatura di Carmen da parte della Disney (NdR: ipotetica serie televisiva di Disney Channel con protagonista una ragazzina messicana ribelle, ripetutamente espulsa da scuola poiché aiutando i più deboli si caccia nei guai), in quanto ad essere un personaggio troppo complesso moralmente. Ci può dare un commento sui personaggi femminili dell’animazione in generale, paragonati ai suoi che non sono così stereotipati?
Storicamente nell’animazione c’è stato un atteggiamento molto sessista nei confronti delle donne, per cui erano viste come le vittime, come le damigelle e principesse da salvare, oppure come un’entità diabolica e manipolatrice. Non erano dunque dei personaggi così complessi e a più dimensioni come potrebbero essere i personaggi maschili dello stesso periodo! Quello che sto cercando di fare è di definire il femminismo come una realtà in cui uomo e donna sono uguali. Io sono un femminista convinto e sono orgoglioso di esserlo! Nel film ci sono 3 donne, che sono Maria, Catrina (la Muerte, ndr.) e Carmen che sono complesse così come lo sono i personaggi maschili. In Messico, che è un paese tradizionalmente sessista, la stampa ha percepito questo film come femminista in senso negativo, per loro non era un aspetto positivo. Ecco perché spero che con questo film si distrugga l’idea di questo machismo che è tipico del Messico e dei paesi dell’America Latina in generale.
• Abbiamo visto storie partire da wrestler, da videogame. Ma per la realizzazione delle tue storie da dove preferisci prendere ispirazione?
Qualunque storia che si potesse raccontare è già stata raccontata, quindi viviamo in un’epoca in cui non è più possibile creare nulla di nuovo e possiamo soltanto fare dei remix di ciò che è già stato narrato, a me piace prendere ispirazione non soltanto dai classici dei cinema o da film in generale, ma anche dai videogame, da canzoni, dall’opera.
Siamo fortunati, perché in questa generazione grazie alle costanti influenze interculturali ci riesce bene creare un qualcosa di diverso attraverso questo remix. In una sola giornata possiamo guardare una serie TV in inglese, mangiare cinese, giocare a videogame della Nintendo e ascoltare musica messicana!
Non c’è miglior fonte di ispirazione di un Mondo così diversamente bello.
• Guardando il film abbiamo notato quanto sia pieno di dettagli: dalle venature del legno alle texture dei vestiti, fino ad arrivare alla scena del Candelaio che ha un qualcosa di magnifico. Quanto è stato difficile rendere tutti questi dettagli, anche minimi?
Oooh, è stato davvero difficilissimo! Nella fase in cui dovevamo disegnare o dipingere i vari personaggi, abbiamo poi dovuto dare questi disegni ai modellatori che dovevano riportarli al computer. Vedendo i bozzetti hanno subito esclamato: “No no, questo è impossibile!”. Così siamo tornati in Messico e abbiamo chiesto a degli artigiani del posto di riprodurre i personaggi in legno e di modellare i vestiti con delle stoffe locali. Queste mini opere d’arte le abbiamo poi portate con noi in studio, le abbiamo messe sul tavolo e abbiamo detto: “Se gli artigiani locali in Messico sono riusciti a fare questo a mano, potete farlo anche voi al computer!” La reazione è stato un “Ooohw…” di sconforto, ma poi sono stati bravissimi perché ce l’hanno fatta!
• Quale consiglio vuole dare a chi si approccia al mondo dell’animazione?
Il consiglio che mi sento di dare è quello che mi diede mio padre quando avevo 6 anni. Mi disse:“Jorge, tu sei nato Tigre ma devi diventare una Pantera!” Ed io risposi “Ma cosa vuol dire?!?”. Così mi spiegò che per ogni tentativo che facciamo, che sia un successo o un fallimento, si aggiunge una striscia nera sulla nostra pelliccia. Dovete andare avanti nella vita e, in qualsiasi modo vadano le cose, potrete comunque dire che ci avete provato. Alla fine avrete talmente tante strisce nere che non ci sarà più spazio per altri colori e lì, sarete delle Pantere. Diventate delle Pantere!