Come è tradizione in casa Disney●Pixar,
l’atteso lungometraggio Il viaggio di Arlo, al cinema dal 25 novembre,
sarà preceduto da un cortometraggio, Sanjay’s Super Team,
che si preannuncia essere molto diverso dai corti a cui la Pixar ci ha abituato…Da pochi giorni sono state rilasciate le prime due immagini ufficiali,
che vi presentiamo nel corso dell’articolo!
Sanjay’s Super Team è infatti un cortometraggio autobiografico che, in sette minuti e senza che venga pronunciata neanche una battuta, fonde la cultura americana dei supereroi con la tradizione religiosa induista, mostrando il viaggio interiore che ha portato Sanjay Patel, al suo debutto come regista, a trasformarsi da ragazzino cresciuto guardando i cartoni animati americani in un uomo profondamente rispettoso della religione di suo padre. È interessante notare come sia Sanjay’s Super Team sia Il viaggio di Arlo siano stati presentati come viaggi di crescita interiore, e che entrambi siano raccontati al mondo occidentale dalla sensibilità di due registi asiatici.
L’ispirazione di Sanjay’s Super Team è dunque l’infanzia del regista Sanjay Patel, trascorsa nella California degli anni ’80 . I suoi genitori, emigrati dall’India, si erano trasferiti a San Bernardino dove avevano comprato il Lido Motel sulla route 66, che ancora oggi gestiscono: lì Sanjay passava molto tempo, e per questo il motel è stato poi l’ispirazione per l’ambientazione del corto.
Come tutti i bambini americani, Sanjay giocava con i Transformers, guardava i cartoni dei Looney Tunes e leggeva i fumetti dei supereroi. Al contempo, però, era anche costretto dal padre a partecipare ogni giorno alle meditazioni e alle altre pratiche religiose induiste. Questo contrasto di culture era vissuto dal piccolo Sanjay come un forte conflitto interiore, che lo portò ad assumere un atteggiamento di rifiuto nei confronti delle proprie radici:
racconta ad esempio che a quel tempo avrebbe voluto avere un nome americano, Travis, al posto di quello indiano di Sanjay.
Crescendo, però, Sanjay iniziò ad apprezzare sempre di più la propria cultura, cosa che lo portò infine a provare un sentimento di profondo rispetto verso i rituali e le leggende induiste. Ciò nonostante, ha sempre trovato molto difficile conciliare la propria cultura con la realtà del suo ambiente lavorativo, cioè l’animazione, specialmente per la Pixar (ha lavorato a A Bug’s life, Toy Story 2, Monsters & Co., Gli Incredibili, Ratatouille e Monsters University) ma anche per altre case (ad esempio ha collaborato a due episodi alla serie I Simpson). Per questo fino ad ora si era adoperato per diffondere la sua cultura in modi diversi rispetto all’animazione cinematografica, e cioè servendosi del suo talento per realizzare libri illustrati sulle divinità e le leggende induiste, come The Little Book of Hindu Deities, Ramayana: Divine Loophole, Ganesha’s Sweet Tooth e altri.
Ma i suoi progetti erano più grandi. Patel racconta che guardando la televisione da bambino aveva sempre sentito la mancanza di qualche personaggio in cui identificarsi: per questo nell’estate 2012 presentò ai dirigenti della Pixar il suo progetto, la storia di un bambino indiano che cresce in un contesto sociale permeato dalla cultura pop americana. Il produttore esecutivo John Lasseter si interessò con entusiasmo al progetto, che oggi finalmente sta per essere mostrato al pubblico.
Il corto inizia con una delle scene più ricorrenti dell’infanzia del regista.
Ecco la prima immagine ufficiale, tratta dalla scena iniziale:
Sanjay è incollato al televisore, e sta guardando il cartone animato del suo supereroe preferito con i suoi grandi occhi sognanti; all’improvviso il papà interrompe le sue fantasie, suonando il campanello che lo richiama alla meditazione mattutina. “Sapevo esattamente cosa voleva dire quel suono: ‘Spegni il televisore, Sanjay, e vieni qui: dobbiamo cantare e meditare con il Mala per mezz’ora’”, ricorda Patel ridendo, “Ma io ero tipo: ‘Non mi va per niente, voglio vedere Voltron!’”
Eppure, quando si unisce al padre per la meditazione, il piccolo Sanjay trova qualcosa di molto più entusiasmante del suo supereroe preferito: tre divinità della mitologia induista prendono infatti magicamente vita per sconfiggere un orribile mostro. Si tratta di Hanuman, un vanara (cioè uno spirito dall’aspetto di scimmia) tra i protagonisti del poema epico indiano Ramayana, simbolo della devozione religiosa; di Durga, la bellissima dea guerriera dalle molte braccia,
incarnazione della potenza dell’energia creatrice femminile; infine del grande Vishnu, il dio dalle quattro braccia e dalla pelle blu, onnipotente e onnisciente, protettore del mondo.
Ecco la seconda immagine ufficiale, che mostra il piccolo Sanjay
con le tre divinità che compongono il suo “Super Team”:
Potrebbero sembrare una versione induista degli Avengers, o una risposta indiana a Superman, Batman e Wonder Woman, ma per Patel gli eroi del Super Team significano molto di più. Il suo cortometraggio infatti “è quel ponte di cui sentivo di aver bisogno per legare insieme queste due realtà”, afferma. I lungometraggi Pixar hanno sempre origine da racconti personali, come rivela la produttrice Nicole Paradis Grindle. Il lavoro di Patel, tuttavia, “proviene molto chiaramente da un background culturale completamente diverso rispetto a tutte le altre storie che abbiamo raccontato fino ad ora. E crediamo che per i bambini che provengono da questa realtà
sarà emozionante riconoscersi sul grande schermo.”
È anche interessante il fatto che il racconto della fusione di queste due culture non sia stato affidato a nessuna lingua: il corto infatti si svolge senza dialoghi. Per questo motivo un ruolo fondamentale è svolto dalla colonna sonora, e a questo scopo Patel si è rivolto al premio Oscar Mychael Danna (Vita di Pi) perché componesse una colonna sonora opportunamente non occidentale. Così, ad esempio, nel momento in cui il piccolo Sanjay incontra le tre divinità, Danna sceglie di accompagnare la scena con il suono di un bansuri, un tipo di flauto traverso tipico dell’Asia meridionale
e che nella religione induista è fortemente legato al culto di Krishna, uno degli avatara (manifestazioni terrestri) di Vishnu. “È una scelta che solo qualcuno che ha veramente capito la cultura induista avrebbe fatto”,
dice Patel, “e anche qualcosa che di sicuro mio padre apprezzerebbe molto.”
Siamo sicuri che il padre di Sanjay non sarà il solo
ad apprezzare questo nuovo piccolo capolavoro Pixar.
Noi non vediamo l’ora!
*DISCLAIMER*
Purtroppo non conosco la cultura induista, ho fatto qualche ricerca per essere sicura di ciò che andavo a scrivere.
Se avete notato qualche imprecisione vi prego di farmelo sapere, in modo che io possa correggere al più presto!
Grazie mille!