Quanti di voi si ricordano de “Il Gigante di Ferro”, film d’animazione del 1999 prodotto dalla Warner Bros e diretto da Brad Bird?
Un capolavoro: è una bellissima storia d’amicizia tra Hoghart, un ragazzino americano di 9 anni, e un robot piombato sul suolo americano durante la Guerra Fredda, dopo il lancio dello Sputnik 1 (il primo satellite artificiale lanciato dai russi). Il Robot, che era stato creato per essere un’arma da guerra, grazie a questo profondo legame, diventa “umano” ed intensamente sensibile, fino a compiere l’estremo sacrificio per le persone che ama.
Non vi ricorda vagamente qualcosa? Ma andiamo con ordine!
In quegli anni la Disney era agli sgoccioli del suo “Rinascimento”, ma prima di questo floreo periodo si era concentrata su film più “adulti”, dalla morale più profonda, tra cui Red e Toby – Nemiciamici. In questo lungometraggio spicca per le sue doti di animatore (insieme a Tim Burton) Brad Bird, che realizzò il suo primo cortometraggio tra gli 11 e i 13 anni facendosi notare da Milt Kahl, uno dei più importanti animatori della Walt Disney Company. Più avanti, questa sorta di bambino prodigio dell’animazione, andò a frequentare il California Institute of the Arts dove farà amicizia con un suo compagno di corso, John Lasseter, il futuro co-fondatore (insieme ad Ed Catmull e ad Alvy Ray Smith) della Pixar. La grande occasione gliela darà la Warner Bros, che lo fece debuttare alla regia di un lungometraggio animato ispirato al libro di “The Iron Man” di Ted Hughes: Il Gigante di Ferro.
Sebbene venne molto apprezzato dalla critica, questo film sarà un vero e proprio flop al botteghino e Bird si riscatterà soltanto 5 anni più tardi, quando entrerà a far parte della Pixar. Con Gli Incredibili (2004) e Ratatouille (2007) si portò a casa due premi Oscar come “Miglior Film d’animazione”.
Ma concentriamoci ora sul nuovo film dei Walt Disney Studios, il 54° Classico Disney vincitore dell’Oscar come “Miglior Film d’animazione” di quest’anno, ispirato ad un fumetto Marvel e diretto da Don Hall e Chris Williams: Big Hero 6.
Come ne “Il Gigante di Ferro”, anche qui la storia è incentrata sull’amicizia profonda tra ragazzino e robot (QUI trovate la recensione). Ho trovato diverse analogie fra i due film, che ho diviso così (ATTENZIONE AGLI SPOILER):
- Crescita interiore dei protagonisti: questi 4 protagonisti subiscono una crescita interiore nell’arco del film. Gli umani insegnano ai loro robot come comportarsi e viceversa. Si proteggono a vicenda, cercando di spiegare quello che è giusto o non è giusto fare, creando un vero e proprio rapporto di amicizia. I Robot sviluppano i loro sentimenti scegliendo di essere quello che decidono loro, e non soltanto delle macchine.
- La morte: è un elemento molto forte in entrambi i film. Hiro è orfano dei genitori e nel lungometraggio subisce il trauma della morte del fratello più grande, dovuta dal professor Callaghan, di cui il protagonista vorrà vendicarsi. Baymax gli farà capire che con la vendetta non riavrà indietro ciò che ha perduto. Per quanto riguarda Hoghart invece, orfano di padre, fa capire al grande Robot (nella bellissima scena del cervo) che le armi uccidono e che è sbagliato uccidere, ma non è sbagliato morire. Morire fa parte della vita e le anime, che tutte le creature buone hanno dentro, non muoiono e continuano ad esistere in eterno.
- Il sacrificio: Baymax e il Gigante di Ferro si sacrificano per le persone che amano e fanno ciò che ritengono giusto, abbandonando tutto quello che di bello avevano creato. Hanno compiuto le loro scelte diventando quello che più volevano essere: degli eroi.
- La rinascita: ovviamente, essendo robot, non posso veramente morire. Infatti, nella conclusione di questi due film viviamo una rinascita. Hiro trova nel pugno razzo il chip sanitario di Baymax, che racchiude tutta la sua essenza e vita passata. Così lo ricostruisce e si ricongiunge con l’amico. Ad Hoghart, il generale gli fa recapitare un pacco, che contiene l’unico frammento del robot ritrovato: una sua vite. Quella notte stessa, il frammento si illumina, e comincia a muoversi da solo. Il ragazzo capisce che il robot è ancora vivo e lascia andare il pezzo sicuro di rivederlo presto.
Personalmente ho apprezzato entrambi i film, ma reputo Il Gigante di Ferro molto più profondo e poetico. Anche se da piccola mi faceva molta paura (così tanto da farmi venire gli incubi di notte), negli anni ho imparato ad amarlo ed apprezzarlo. Penso che, in particolare, il finale di Big Hero 6 sia una rivisitazione in chiave moderna (o meglio, futuristica) di questo film e non a caso, gli studi Disney conoscono molto bene la filosofia di Brad Bird.
Giusy
o*mio*dio*!! Ho deciso che ti amo, è troppo vero *_*
Federica Fratocchi
Aahaha grazie 😀 felice che ti sia piaciuto!
Giusy
figurati! =) :* complimenti!!
Federica Fratocchi
Grazie grazie <3