Lucia Modesto presenta il Making Of di Mr. Peabody & Sherman, ultimo film in cui ha collaborato, e ci fa fare un viaggio nel tempo attraverso i suoi personaggi
Lucia Modesto è presente alla View Conference di Torino in qualità di Direttore tecnico alla supervisione dei personaggi della Dreamworks. Il suo lavoro consiste nel modellare i personaggi e crearne uno scheletro per studiare i movimenti che dovranno poi essere inseriti nell’animazione. Come afferma la Modesto: “L’idea non è costruire un modello che sia bello, ma di costruirne uno mobile che abbia alcuni controlli di movimento per farlo muovere nel modo che vogliamo”.
Tra i suoi più importanti lavori, relativi ai personaggi, possiamo trovare: Shrek (2001), Madagascar (2005), Kung Fu Panda (2008), Mostri contro Alieni (2009), Megamind (2010), Dragon Trainer (2010),
Le 5 leggende (2012), I Croods (2013) e Mr. Peabody & Sherman (2014).
Ed è proprio di quest’ultimo che Lucia modesto ci mostra il Making Of alla presentazione.
Mr. Peabody & Sherman è il film più recente, tra quelli elencati, ad essere uscito sul grande schermo: tratta della una storia di una piccola famiglia molto particolare, composta da un cane (Mr. Peabody) dal QI elevato e da suo figlioletto umano adottato (Sherman). Mr. Peabody è una sorta di genio inventore del nostro secolo, grande scienziato, avvincente esploratore e addirittura medaglia d’oro alle Olimpiadi, che grazie alle sue sviluppate facoltà mentali ha creato una macchina del tempo. E con questa strepitosa invenzione è in grado di far viaggiare le persone indietro nella storia, permettendo di conoscere da vicino antiche culture e fare incontri ravvicinati con personaggi grandiosi del passato. Tra questi, spiccano certamente personaggi storici quali Tutankhamon, Leonardo da Vinci, Beethoven, Maria Antonietta , Newton, Einstein e Gandhi, anche se ve ne sono moltissimi altri, ed è molto divertente vedere come i protagonisti del film interagiscono con loro!
Durante i diversi viaggi nel passato, ci racconta Lucia, il team di artisti si è concentrato soprattutto su due cose: da un lato, ottenere una buona rappresentazione del personaggio che potesse risultare contemporaneamente cartoonesca e veritiera. E dall’altro dare un certo spessore anche alle città ed alle atmosfere del passato, in modo tale da renderle quasi protagoniste della scena stessa e non solo relegarle come un semplice sfondo. Basta osservare la Firenze quattrocentesca di Leonardo Da Vinci per credere di trovarsi davvero in quell’epoca! Possiamo infatti vedere i monumenti più importanti, dal Ponte Vecchio al Duomo e la cattedrale di Santa Maria del Fiore, che ci catapultano immediatamente in una nuova dimensione grazie anche ai caldi colori della Toscana.
Ecco di cosa si occupa Lucia Modesto: il suo ruolo è quello di donare un’anima ai personaggi e a tutto ciò che li circonda!
Incontriamo successivamente l’artista per porle alcune domande sul suo lavoro: nonostante il nome nostrano, Lucia non è italiana, ma parla fluentemente inglese e portoghese. Eppure non ha bisogno di interpreti per capire cosa stiamo dicendo! E’ una donna molto professionale e garbata e partecipa con fierezza e vivo interesse alla nostra intervista.
Signora Modesto, quanto è importante il movimento non solo fisico ma anche facciale nel caratterizzare un personaggio nel campo dell’animazione?
Penso che quando gli artisti iniziano ad animare si concentrino soprattutto sul corpo e sulle espressioni attraverso i gesti. Però la parte più importante, quella su cui cade l’attenzione dell’occhio umano è quasi sempre il viso. Quindi si da molta importanza al rigging (lo “scheletro” del personaggio in gergo tecnico, ndr) facciale, proprio perché la maggior parte della comunicazione avviene attraverso le espressioni del volto. Ciò nonostante, è un bene che per prima cosa venga fatta l’animazione sul corpo poiché permette di dare un’idea grossolana di quello che il viso e l’emozione vogliono poi esprimere. Si tratta di una combinazione tra le due cose, anche se noi in quanto umani ci focalizziamo al 90% molto più sulle espressioni facciali per comunicare qualcosa piuttosto che sui gesti del nostro corpo.
A proposito del rigging, saremmo interessate a sapere quali sono i processi che portano da avere un modello di un personaggio al prodotto digitale e compiuto sullo schermo. Ce lo può spiegare?
Ci sono diverse fasi nella lavorazione. In alcune di queste, chi si occupa di animazione digitale é particolarmente importante, quasi più dell’artista. La creazione di un personaggio richiede
innanzitutto un character designer che può scegliere due modi di lavorare: da un lato, si fanno i rigging e delle sculture del personaggio che vengono successivamente convertite al pc. Dall’altro lato, alcuni preferiscono affidarsi già al computer per un primo modello del personaggio. Ed il risultato tra il due è davvero diverso! Modellando una scultura del personaggio puoi cambiarne i tratti, ti puoi allontanare e cambiare prospettiva per vedere la statuina e scegliere per esempio di vederla a ¾. Col il 3D è più difficile e anche più strano, perché al computer non si ha la percezione della profondità come dal vivo.
Solitamente si lavora molto da questa fase all’altra: ovvero dalla scultura al modello in digitale, per poi modificare la scultura, di cui successivamente si avrà la realizzazione sullo schermo, e così via. Questo è come la maggior parte degli artisti lavora partendo dal rigging; sono pochi quelli che riescono ad ottenere un risultato soddisfacente direttamente modificando il personaggio digitale.
Quello che noi facciamo alla Dreamworks è sostanzialmente creare lo scheletro del nostro personaggio a partire dal modello e poi darlo all’artista che inizia a fare l’animazione. Lavorandoci sopra, si fanno gli accorgimenti e le modifiche per un corretto movimento: “Oh, non proprio è così che lo volevo, proviamo a fare in quest’altro modo”, ci dicono. Noi cambiamo il rigging e continuiamo così fino a che il risultato non ci soddisfa. Per esempio, in Mr. Peabody & Sherman abbiamo iniziato a lavorare sul personaggio di Peabody che è tratto da un cartone animato degli anni ’50-’60. Essendo il cartone in 2D, Peabody ha questo muso piuttosto allungato che lo caratterizza e per noi questo è stato difficile da realizzare al computer: insomma, è difficile cercare di vedere un viso di fronte quando hai un naso gigante che te lo impedisce! Perciò è stato tutto un: “Facciamogli il naso più grande, ma il muso più corto. Le gambe sono troppo lunghe, meglio accorciarle”, c’è stato molto questo andirivieni tra le due fasi. C’è voluto del tempo, ma è il modo con cui si lavora meglio nel campo dell’animazione.
Quali sono state le maggiori difficoltà che incontra nel suo lavoro? C’è stato un personaggio la cui realizzazione è stata più difficoltosa di altre?
Fatemici pensare… Beh, ci sono dei personaggi che sono più facili da animare piuttosto che altri.
Per esempio, nel film di qualche anno fa della Dreamworks Mostri contro Alieni, è presente B.O.B. che è questo personaggio gelatinoso. Credo che la sua realizzazione abbia richiesto circa un anno e mezzo di lavoro! Questo soprattutto perché dovevamo fare un continuo controllo con il team degli effetti visivi, poiché essendo un blob B.O.B. può essere schizzato via in tanti piccoli pezzettini, oppure può fare dei movimenti inusuali essendo molliccio ed inconsistente. C’è stato molto lavoro da fare, lo sapevamo fin dall’inizio che sarebbe stata dura! Finché dobbiamo fare lo scheletro di un essere umano è facile, perché ne facciamo molti: abbiamo già dei modelli predefiniti che possono essere usati più volte come punto di partenza e questo semplifica anche il lavoro. Ma per i personaggi non convenzionali è più complicato. Ricordo che un altro personaggio che ha richiesto molto lavoro è stato il serpente in Kung Fu Panda: è stata davvero una sfida fare tutti i rig per i movimenti flessibili e sinuosi del rettile, dai balzi allo strisciamento sul pavimento. Più difficile che l’animazione in sé, addirittura!
Siamo all’ultima domanda! Se avesse lei la possibilità di avere una macchina del tempo, dove le piacerebbe andare e perché?
Oh, non avevo mai risposto a questa domanda prima d’ora! E’ difficile… Non saprei, mi viene solo da pensare che più che il passato mi piacerebbe vedere il futuro! Probabilmente se invece dovessi viaggiare indietro nel tempo sceglierei un’epoca piuttosto remota per curiosare la vita di allora, vedere come andavano le cose a quei tempi. Mi piacerebbe per esempio l’Egitto, o l’antica Grecia oppure la gloriosa Roma, perché no! Ma soltanto per vedere e poi tornare qui, al presente, sia chiaro!
Siete pronti a viaggiare nel tempo? Se non avete ancora visto il film, lasciatevi tentare dal trailer qui sotto!