Da Biancaneve a Vaiana, ecco come la Disney ha abbracciato l’ideologia femminista.
Partiamo dalle basi: cos’è, esattamente, il femminismo?
Contrariamente a quanto molti credono e/o affermano, il femminismo non è la lotta per la supremazia femminile, bensì per l’uguaglianza di genere in tutti gli ambiti: politico, economico, sociale e giuridico. Purtroppo siamo ancora lontani da questo traguardo, ma fortunatamente, anche se a piccoli passi, il movimento femminista continua a raggiungere obiettivi importanti. Il femminismo, inoltre, non riguarda soltanto le donne: anche gli uomini sono oppressi dagli stereotipi di genere che li vogliono sempre forti, coraggiosi e freddi. Il maschilismo, insomma, impedisce a tutti – nessuno escluso – di essere sé stessi.
Molto spesso, quando si parla di principesse tra Disneyani, il femminismo diventa un criterio di valutazione (o un valore aggiunto). Ma tutte le principesse Disney sono femministe?
Analizziamole in questo contesto per capire quando, effettivamente, la Disney ha cominciato a parlare di femminismo.
Biancaneve
Nata nel 1937, Biancaneve non è femminista per svariate ragioni: innanzitutto, lei sogna un principe che, prima o poi, verrà a prenderla sul suo cavallo. E il femminismo insegna che una donna non ha bisogno di un uomo o di un legame sentimentale per essere felice.
Biancaneve, poi, viene salvata dal principe. Cosa ancora meno femminista.
Per non parlare del fatto che comincia a pulire la casa di persone che non conosce… perché è questo il compito della donna, no?
Certo, siamo nel 1937, e in un mondo che trae l’ultimo sospiro prima di entrare nella guerra più disastrosa e violenta di sempre, l’immagine di una “donna del focolare” come Biancaneve è educativa per le bambine di domani e confortante per gli uomini di oggi.
Non dimentichiamo, come se non bastasse, che Walt Disney diceva di «non fidarsi delle donne e dei gatti». In realtà molte donne hanno collaborato con lui, ma non hanno mai occupato posti di rilievo nella sua azienda. Era figlio del suo tempo, dopotutto, e si sa che le ideologie nocive non si possono sradicare da un giorno all’altro.
Cenerentola
Tredici anni dopo Biancaneve, la situazione non cambia granché: Cenerentola è serva in casa sua e sogna di essere salvata dalla vita che conduce. Ed è il principe a salvarla.
Anche qui, nessuna traccia di femminismo.
Il personaggio di Cenerentola è stato rivalutato nel live action del 2015, dove la gentilezza e il coraggio sono i punti di forza di questo bellissimo personaggio. E anche il principe – per fortuna – è diventato più intraprendente. In ogni caso, la sua storia ha ben poco a che fare con il femminismo.
Aurora
Nel 1959, le cose continuano a non cambiare: una principessa che sogna il suo principe e che viene salvata da lui. Anche qui siamo lontani dal femminismo.
Aurora è la principessa più enigmatica: appare per soli venti minuti (quando è la protagonista, ricordiamo) ed è il personaggio principale con meno battute in tutta la storia dei film Disney (senza contare Dumbo, l’unico protagonista che non parla). Insomma, in un contesto del genere non si può pretendere molto.
Ariel
Siamo nel 1989, trent’anni dopo la nascita di Aurora, e la musica è decisamente cambiata – no, non perché Ariel ha una bellissima voce. Battute squallide a parte, Ariel lascia sperare nel femminismo, ma non lo abbraccia del tutto: certo, si oppone a suo padre, fa di tutto per ottenere ciò che vuole ed è disposta a sacrificare tutto… per amore. Ed è questo il “problema”: tutto il suo coraggio, tutta la sua determinazione e tutta la sua forza hanno Eric come filo conduttore.
Ariel è la rappresentazione del girl power, l’ideologia (tipica della cultura pop degli anni ’80-’90) che guarda alle donne forti che pensano con la loro testa e decidono per sé stesse. Cose che Ariel fa. Ma per Eric.
Belle
Con Belle, finalmente, il femminismo appare in casa Disney: Belle è più matura rispetto ad Ariel (la quale, comunque, ha solo sedici anni), provvede da sola alla sua istruzione – aiutata dal suo amore per la lettura – e, soprattutto, è la prima principessa che non desidera avere un uomo accanto.
Lei vuole solo «vivere di avventure». Certo, poi si innamora lo stesso, ma se il film si chiama La Bella e la Bestia un motivo deve pur esserci. Non solo: Belle salva la Bestia da sé stesso e non scende a compromessi quando lui si dimostra poco gentile; anzi, è lei a dettare le condizioni della propria prigionia. E ha il coraggio di rifiutare Gaston nonostante sia un bel ragazzo, preferendo restare sola piuttosto che passare del tempo con gente che non le piace. Gaston è un vero e proprio molestatore, che non accetta un no come risposta ed è pronto a tutto pur di stare con la donna che dice di amare. Il personaggio di Belle, in un mondo dove le molestie sessuali e psicologiche sono all’ordine del giorno, è un esempio da imitare.
E se siete ancora convinti che lei abbia la sindrome di Stoccolma, dovreste leggere questo articolo, dove siamo scesi nel dettaglio.
Jasmine
«Io non sono un trofeo da vincere!». E meno male!
Jasmine conferma la volontà della Disney di andare incontro al progresso e di dare il buon esempio alle nuove generazioni. Anche Jasmine si innamora (ricordiamo anche qui, però, che c’è un motivo se il film si chiama Aladdin) e viene salvata dal protagonista maschile, ma lei desidera, prima di tutto, di poter decidere per sé. E di sposarsi, sì, ma solo per amore – se proprio deve. Si ribella anche al volere di suo padre: scappa di casa perché si sente oppressa e decide di sposare l’uomo che ama, nonostante sia povero (e pericolosamente insicuro).
Jasmine, come Belle, non cerca l’amore a tutti i costi. Questo è un principio fondamentale per la nascita e lo sviluppo di relazioni sane ed equilibrate: la donna non è più una proiezione del suo compagno, bensì una persona in tutto e per tutto uguale a lui.
Pocahontas
Pocahontas è libera, e chiunque pensi di poter avere una certa influenza su di lei si sbaglia. Neanche lei desidera un uomo, ma si innamora di John Smith. Certo, non è l’uomo a cui è stata promessa in sposa e suo padre non è molto entusiasta dei suoi gusti in merito, ma la loro storia d’amore porta due popolazioni caratterizzate da culture opposte (e lo spettatore) al dibattito ideologico. Lei salva la vita a John ma, quando si ritrova davanti ad una scelta, decide di restare con il suo popolo perché ha bisogno di lei.
Pocahontas segna un’altra tappa molto importante nella storia della Disney: nel 1995, grazie a questo film, grandi e piccini imparano che non tutte le persone che si amano sono destinate a restare insieme per sempre. E, soprattutto, imparano che una donna può scegliere di rimanere single. Pocahontas abbraccia il femminismo a tal punto da distaccarsi quasi totalmente dalle principesse che l’hanno preceduta.
Tiana
Tralasciamo le eroine Disney che non appartengono alla cerchia delle principesse, perché non finiremmo più, se volessimo davvero considerarle tutte (perciò, in questo articolo non parleremo di Esmeralda, di Meg, di Mulan e di tutte le altre donne Disney che vengono erroneamente annoverate fra le principesse o che non fanno parte dei classici Disney).
Dopo quattordici anni dalla comparsa di Pocahontas, è il turno di Tiana. Grande lavoratrice, ambiziosa e testarda, l’ultima cosa a cui Tiana pensa – da brava femminista – è un partner: non può distrarsi dal suo sogno neanche per un attimo. Ci penseranno gli altri personaggi a farle capire che bisogna lottare per i propri sogni senza dimenticare ciò che è davvero importante: l’amore. In ogni forma.
Rapunzel
Rapunzel, come Tiana, non desidera un partner e non aspetta di essere salvata. Fa un patto con Flynn soltanto perché vuole realizzare il sogno che coltiva da sempre, e si innamora di lui dopo aver scoperto il suo punto debole.
Come ne La Principessa e il Ranocchio, la protagonista femminile non ha bisogno di un uomo per essere felice (anche se, alla fine, decide di cominciare un nuovo capitolo della sua vita con lui); anzi: per certi versi, i personaggi femminili cominciano a dimostrarsi più forti degli uomini.
Merida
Merida è la prima principessa Pixar ed è anche la prima principessa a non innamorarsi. È disposta a fare qualunque cosa pur di portare avanti le sue idee – perfino gareggiare per ottenere la sua stessa mano.
Lei rappresenta un mondo in cui un uomo non è necessario né presente. Un mondo in cui una donna può riconoscere che il miglior partner che potrà mai starle accanto è sé stessa. Un mondo in cui una donna, quando ha bisogno di aiuto, si salva da sola. Merida è il punto di partenza per un femminismo e una società pronti ad accogliere anche chi decide di non avere accanto qualcuno da amare.
Anna
Una donna che vuole sposare un principe con cui ha solo cantato una canzone? Cara Anna, non siamo più negli anni ’30: i tempi sono cambiati! Adesso, a quanto pare, devi conoscere la persona che sposerai!
Se consideriamo che Anna si è ritrovata da un giorno all’altro a crescere senza la sorella ed è stata costretta ad affrontare da sola la perdita dei suoi genitori, questo atteggiamento sembra più che lecito. Ma guardandola con gli occhi del femminismo, Anna ha un carattere un po’ “superato”. Fortuna che poi si riscatterà sferrando un pugno in faccia a Hans. Almeno quello.
Eppure c’è un personaggio femminista, anche se passa inosservato: Kristoff. Prima di baciare Anna, le chiede il permesso di farlo, e non dà per scontato che lei dica sì. Questo è un delicatissimo segno di rispetto che precede un gesto per niente banale e scontato: non è detto che la persona di cui siamo innamorati voglia baciarci a sua volta.
Elsa
Elsa è una donna piena di debolezze: la paura di fare del male agli altri la consuma, e la sua reclusione non giova alla sua autostima. Anche se decide di lasciarsi le sue paure alle spalle creando il suo regno dal ghiaccio, deve imparare a lasciarsi andare – e a lasciarsi amare. Elsa non ha un partner perché non è ancora pronta ad amare sé stessa, e non potrà costruire una relazione sana con qualcuno finché non imparerà ad accettarsi.
Il femminismo di Elsa consiste nell’andare avanti nonostante le sue fragilità siano sempre dietro di lei, ad aspettarla. E nel rappresentare tutte le donne che non hanno (ancora) bisogno di qualcuno al loro fianco semplicemente perché non sono pronte. Succede.
La bellezza delle principesse Disney consiste proprio nella loro varietà, che permette di rappresentare tanti tipi di donne diverse.
Vaiana
Vaiana è curiosa, vivace, coraggiosa, e vuole esplorare posti che gli altri non osano neanche immaginare. Guardando Oceania, non si avverte il bisogno di assistere alla nascita di una storia d’amore, quanto di vedere se Vaiana riuscirà a compiere la sua missione. Ma questa è solo la punta dell’iceberg: Vaiana è femminista perché abbraccia l’innovazione.
Per la prima volta in un film Disney, infatti, una donna affronta il tema della vocazione. È l’oceano che sceglie Vaiana, e lei sente di dover assecondare il suo volere. Non tutti possono provare (tanto meno capire) l’esperienza della vocazione, ma la nostra ultima principessa comunica un messaggio più che mai attuale: anche una donna può sentire il suo destino che la chiama, e una donna che asseconda il proprio destino non è meno valida di chi sceglie una strada migliore e/o più comoda. Perché affrontare la realtà fa sempre paura.
La Disney, dunque, è femminista?
Sì, ma non da sempre.