Zootropolis: l’intervista al regista Byron Howard!

8 Agosto 2017
8 Agosto 2017 regnodisney

Byron Howard è un regista e animatore statunitense, nato in Giappone nella città di Misawa, famoso per aver lavorato a grandi classici come Pocahontas, Mulan, Lilo & Stitch, Koda fratello orso e molti altri.

È diventato un personaggio importante per i Walt Disney Animation Studios dopo aver diretto il 50° Classico Disney, Rapunzel – L’intreccio della Torre, dove ha lavorato con la Leggenda Disney vivente Glen Keane e il famoso compositore, Alan MenkenGrazie al successo ottenuto con Rapunzel, Byron riesce a farsi strada potendo così realizzare uno dei film Disney più originali di tutti i tempi: Zootropolis.

Byron Howard intervista

Un classico che esce dagli schemi, che non si basa su una storia già esistente, ma che nonostante questo è ben radicato alla filosofia Disney che accompagna i vecchi Classici. Zootropolis possiede una sceneggiatura ingegnosa, ricca di invenzioni memorabili e colpi di scena inaspettati. Un connubio perfetto tra giallo e commedia. Un film dove l’essere umano non è presente, ma vi sono unicamente animali (carnivori ed erbivori) antropomorfizzati. Fattore che permette di assegnare ad ogni specie caratteristiche e personalità specifiche. Queste a volte vengono smentite dai personaggi stessi, facendo così passare il messaggio che spesso l’apparenza inganna. Altri temi trattati sono l’autodeterminazione, ottimamente rappresentata dal percorso dei protagonisti Judy e Nick, e la discriminazione razziale. Il tutto condito da una strabiliante colonna sonora cantata da Shakira, che nel film interpreta una pop star di nome Gazelle. 

Che dire, un film assolutamente da vedere se ancora non l’avete fatto!

Abbiamo avuto la possibilità e la fortuna di incontrare ed intervistare Byron Howard che, durante la View Conference di Torino, ha raccontato le avventure che lui e il suo team hanno dovuto passare per riuscire a realizzare tutto questo.
Hanno affrontato lunghi viaggi in Kenya, per studiare al meglio gli animali nel loro habitat naturale e le loro precise caratteristiche fisiche. Nel film, infatti, possiamo vedere che tutti gli animali camminano su due zampe, ma nonostante questo rimangono molto legati alla loro specie. Potremo così vedere una giraffa galoppare sì, su due zampe, ma mantenendo sempre la sua classica andatura; oppure un bufalo che sbuffa e che fissa dritto negli occhi nel momento in cui si sente minacciato. Oltre agli studi sugli animali hanno anche impiegato molte ore nel realizzare programmi di computer grafica in grado di rispettare tutte le richieste; ad esempio, singoli peli che si muovono ognuno in un determinato modo, in base alla velocità del vento cui vanno incontro, ecc.

Tutto questo fa capire quanto, dietro ad un film di animazione di questi livelli, vi siano studi approfonditi non solo legati alla tecnica di realizzazione (dalla computer grafica alla tecnica tradizionale) ma anche legati alla caratterizzazione di ogni singolo personaggio che viene rappresentato. Anche se questo compare per pochi secondi sullo schermo.

Ora vi lasciamo all’intervista che sicuramente sarà in grado di rispondere ad alcune curiosità di molti di voi.

Il film ha una valenza fortemente politica: l’avevate già previsto nella sceneggiatura o é un’idea che avete maturato lavorandoci? 

Per quanto riguarda la natura politica del film, è divertente perché quando ho iniziato a lavorarci non doveva parlare di politica, ma riguardava semplicemente due gruppi diversi: i predatori e le prede e come non andassero d’accordo tra loro. Quindi anche 5 o 6 anni fa, questo era il tema principale del film. Quello che è stato straordinario è che nei 5 anni di produzione del film, abbiamo visto il mondo intorno a noi cambiare e diventare via via sempre più polarizzato. Proprio come sta succedendo in questo momento con le elezioni americane (sono sicuro che ne avrete sentito parlare!), e speriamo che tutto si risolva per il meglio, ma è fantastico vedere come la vita imiti l’arte e viceversa l’arte imiti la vita. È stato bello per noi, con Zootropolis, perché volevamo che il film avesse un’influenza positiva sul mondo e il fatto che anche ragazzini molto giovani e le loro famiglie possano capire i problemi del mondo, come la discriminazione, e parlare di cose complesse come la paura, proprio come sta facendo uno dei nostri politici, e vedere questo tipo di impatto sul mondo per noi è stato fantastico. Ci ha fatto sentire molto soddisfatti. 

Quali sono i suoi progetti futuri dopo Zootropolis?

Onestamente credo che adesso sia troppo presto per pensarci, ma credo che sarà probabilmente un musical, anche se non sono sicuro del contesto. La cosa bella è che quando si è in un periodo come quello in cui mi trovo io adesso con il mio partner Jared, che ha lavorato con me a Zootropolis, possiamo sognare tutto e trovare diverse cose nel mondo che ci fanno emozionare o comunque che ci influenzano, e stiamo anche cercando di trovare il cuore del film, come con Zootropolis. Stiamo cercando dei modi per far sì che il film parli di qualcosa di importante, perché pensiamo che sia davvero un privilegio immenso essere registi in un tempo in cui un’azienda come la Disney sostenga messaggi positivi e film intelligenti, quindi ci sentiamo molto riconoscenti di poter lavorare per loro.

Il rapporto tra Maui e Moana (Vaiana in Italia), che saranno i protagonisti del prossimo film Disney, dalle clip che sono state divulgate, sembra molto simile a quello tra Judy e Nick. Negli ultimi anni la Disney sta cercando un nuovo equilibrio paritario tra i personaggi femminili e quelli maschili?

Una delle cose che vedrete in Oceania e che avete visto in Zootropolis e che potete vedere in tutti i nostri film, è che stiamo cercando di rappresentare personaggi femminili con una forte personalità, perché fondamentalmente è la verità. La nostra società è bilanciata da donne e uomini intelligenti, e ci sentiamo di doverli rappresentare come una parte importante delle nostre storie. Prendo come esempio Rapunzel, che è stata la prima protagonista con cui ho lavorato. Con “Rapunzel” è stato interessante, perché abbiamo parlato con molte donne a proposito delle loro reali esperienze con le proprie madri. Ci siamo seduti e abbiamo semplicemente chiesto quali fossero le loro esperienze. È stato incredibile ascoltare le loro storie e renderci conto che alcune madri dicevano alle figlie di essere un po’ paffutelle, non abbastanza sveglie e tutte le altre cose orribili, ma alla fine tutte concordavano sul fatto che anche se le loro madri non erano molto carine sapevano che lo dicevano con amore. Quindi una parte delle esperienze di queste donne con le loro madri, è stata quella che ci ha aiutato a creare la relazione tra Rapunzel e Gothel.

Com’é lavorare con John Lasseter? Ha portato delle novità alla Disney rispetto a prima?

Ovviamente si. Circa 10 anni fa, John Lasseter venne a lavorare alla Disney Animation e avendo creato la Pixar quello che ha fatto è stato rimettere la direzione dei film nelle mani dei registi, piuttosto che lasciarla ai produttori esecutivi, che ultimamente era diventata una prerogativa di Hollywood. Una delle cose migliori di John è che ha ridato a noi e al nostro team un senso di appartenenza ai film, quindi non era importante quello a cui stavamo lavorando, cercavamo sempre di far sentire il team come se il film fosse loro tanto quanto nostro. Insomma, solo per il semplice fatto che io sia il regista, non significa che il film è più mio che loro. Ci sentiamo come se tutti quelli coinvolti nella realizzazione del progetto abbiano un certo tipo di responsabilità per fare in modo che il film sia fantastico. Abbiamo anche delle responsabilità tra di noi, di parlare e interagire per raggiungere l’obiettivo finale. Siamo come una comunità, ci sentiamo una famiglia perché ci sosteniamo a vicenda, e secondo me è uno dei motivi per cui i film ci riescono così bene.

Hai dichiarato che Zootropolis doveva essere come un film di spionaggio e un musical. La parte sullo spionaggio è rimasta, ma quanto è rimasto del musical?

In effetti è divertente, perché la storia dello spionaggio c’è sempre stata, fin da subito come idea per il film. Poi a un certo punto abbiamo cominciato a parlare di come farlo diventare una specie di musical da zoo, un zoosical. La cosa bella di Zootropolis è che è un mondo così enorme e con così tanti personaggi, che in futuro non vedo perché non potremmo fare una cosa del genere, una versione musical di quel mondo, perché ovviamente nel mondo di Nick e Judy ci sono certamente dei musical. Una delle cose che succedono quando si è alle fasi iniziali di produzione di un film, è che ascolti molti tipi diversi di musica che ti aiutano a capire che piega prenderà il film, come le tipiche colonne sonore dei film di spionaggio; quando stavo preparando il personaggio di Nick ascoltavo molta musica jazz e swing, come le canzoni di Frank Sinatra, quindi tutte queste cose influenzano il personaggio.

Nel film ci sono parecchi riferimenti ad altri film o serie televisive che hanno fatto la storia, come il Padrino e Breaking Bad. È stata una scelta voluta o casuale? E cosa pensi del rapporto tra Judy e Nick?

Comincio parlando del romanticismo che è una domanda divertente visto che metà del pubblico vuole il romanticismo e l’altra metà no, perché dicono per favore teneteli separati perché la Disney si incentra sul romanticismo un po’ troppo spesso. Una cosa che io adoro di Judy e Nick è che sembrano fatti l’uno per l’altra. Sembra quasi che ci sia effettivamente una nota romantica, ma secondo me è come se loro due si completassero a vicenda, si vede che c’è molta chimica tra loro e a me personalmente piace molto il fatto che il pubblico cerchi di indovinare se questo romanticismo esiste o meno, perché questo significa che la loro chimica in qualche modo funziona. Per quanto riguarda i riferimenti, diciamo che tutti noi che lavoriamo ai film siamo adulti e quindi guardiamo questo genere di cose, come il Padrino e Breaking Bad. Ma normalmente non cominciamo mai dicendo “oh, mettiamo un riferimento a questa serie o a questo film”. A un certo punto uno degli storyboard artist ha dovuto creare un laboratorio segreto per la pecora con la maschera a gas, e dal modo in cui l’ha disegnato sembrava quasi un laboratorio matematico che assomigliava molto a quello di Breaking Bad. Infatti a un certo punto ci siamo chiesti se non era il caso di cambiargli i nomi in Walter e Jessie, come nella serie TV. Ma non era intenzionale. Quindi in un certo senso quando lavori a un film e ti rendi conto che una scena può funzionare, allora accogli l’idea e la fai diventare parte integrante del progetto.”

Che consigli puoi dare a chi vuole intraprendere la carriera di animatore? Meglio studiare da soli o seguire dei corsi specifici?

Per me è sempre stato difficile lavorare da solo per imparare il mestiere. Quindi penso che più qualcuno riesca a circondarsi di persone con gli stessi interessi, con lo stesso amore per i film e l’animazione, più abbia possibilità di entrare a far parte di un gruppo (che sia attraverso corsi online o all’università). Penso che questo aspetto aiuti molto una persona a caricarsi. Una delle cose di cui mi sono reso conto lavorando alla Disney è che non avrei potuto fare questo tipo di lavoro da solo: è troppo difficile e faticoso. Richiede moltissima energia essere sempre concentrati per creare e immaginare qualcosa di nuovo, quindi essere circondato da persone che mi ispirano e mi aiutano a sentirmi migliore, mi ha fatto sentire parte di un gruppo unico. Una delle cose che dico agli studenti che vengono da noi per imparare è: prestate molta attenzione a quello che amate come persone, ad esempio alcuni tipi di musica, film e storie per una ragione qualsiasi, e non sottovalutate mai questo aspetto. Anche se pensate di copiare. Se amate Tarantino, Coppola e Spielberg e pensate che li state copiando, va bene comunque. Perché è sempre bello farsi ispirare da qualcosa che si ama e cercare di farlo diventare una cosa personale, perché il fatto di essere un regista o un narratore, la faranno diventare unica. State prendendo qualcosa che è già stato fatto, ma la state facendo vedere dal vostro punto di vista e questo crea qualcosa di nuovo.

È importante sapere dall’inizio quello che si vuole fare come artista? Se lavorare alla storia, agli sfondi o all’animazione?

Penso che avere un obiettivo aiuti, ma a volte è difficile a meno che tu non stia frequentando un’università specializzata in animazione che ti dà la possibilità di vedere come sono tutti i diversi tipi di lavoro. Il consiglio che posso dare è di parlare molto con le persone che fanno già questo tipo di lavoro in vari campi (come ho fatto io prima di iniziare), ascoltare le loro esperienze e poi decidere quale aspetto ti interessa di più. Più domande si fanno, meglio è. Sono tutti lavori diversi, come dicevi tu, la storia, gli sfondi, l’animazione, e sono tutti fantastici. Io ad esempio ho cominciato con l’animazione, ma ho trovato il mio posto con la stesura delle storie, e all’inizio non avrei mai pensato di essere interessato a questo dipartimento. Una delle cose belle dell’animazione è proprio questa: ti permette di provare aspetti diversi dei vari lavori.

Da Character Designer che impressione ti ha fatto vedere una sua creatura come Rapunzel, disegnata e animata in modo completamente diverso per la serie animata che uscirà l’anno prossimo? Pensi che un mondo così complicato e con così tanti personaggi, come quello di Zootropolis, possa trarre ispirazione per una serie animata di corti?

Ad essere sincero mi piace molto il fatto che con la serie animata Rapunzel sia stata stilizzata, perché una delle cose con cui bisogna fare i conti è che la TV non ha gli stessi costi di un film, non ha lo stesso budget o lo stesso tempo. Per un film abbiamo a disposizione molti anni e milioni di dollari per creare qualcosa della durata di 90 minuti, mentre per la TV bisogna creare dozzine e dozzine di episodi con molti meno soldi. Penso che sia una scelta di molto successo quando l’animazione televisiva sceglie di stilizzare un film e trasformarlo in qualcosa di diverso. C’è una serie televisiva che io amo molto che è Teen Titans, ed è interessante perché questa serie è passata dall’avere prima uno stile e poi un altro, ed è meraviglioso. Adoro lo humor, ed è bellissimo il modo in cui questa serie è stata disegnata, pensata e stilizzata. Una cosa che io ammiro dell’animazione televisiva e che a noi spesso manca nei film, è la semplicità e penso che questa sia una cosa molto attraente. Mi piacerebbe molto vedere Zootropolis adattato a qualcosa del genere, perché il mondo è così vasto che non potremmo assolutamente esplorarlo solo con i film, quindi vedere serie TV che vanno in diverse direzioni sarebbe fantastico.

Intervista di: Flavia Foresto & Camilla Berardo
Traduzione di: Francesca Caron
Impaginazione di: Federica Fratocchi

 

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